lo scavo

nadia vs. lisan al ghaib

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    In un mondo sconvolto da eterni conflitti e calamità naturali, l’umanità lottava per riaffermare la propria esistenza su una terra che sembrava aver perso ogni traccia di ospitalità. Nadia, da poco accolta tra i Giganti di Crono, aveva ricevuto l'incarico di indagare su un fenomeno insolito che si stava verificando in una delle regioni più desolate del globo, nel cuore dell'Asia Centrale.
    Un gruppo di civili, apparentemente comuni, era stato avvistato mentre scavava freneticamente una voragine profonda in una zona caratterizzata da un cielo perennemente scuro e carico di elettricità statica, che faceva crepitare l'aria con tensione palpabile.

    Mentre si preparava al viaggio, rifletteva sulle possibili motivazioni di questi individui. Cosa poteva spingerli a scavare così instancabilmente in una terra che offriva poco più di rovine e desolazione? La loro ossessione nascondeva forse una ricerca disperata di redenzione, o erano mossi da una minaccia invisibile che li costringeva a lavorare fino all'esaurimento?

    Il viaggio per raggiungere il sito era un percorso attraverso il cuore spezzato della civiltà. La terra, un tempo fertile e vibrante di vita, ora era un vasto palcoscenico di devastazione dove la natura stessa sembrava aver abbandonato ogni speranza di rinascita.
    Partendo dalla sua base quale la Torre Nera, Nadia si avventurò verso l'est, dove le mappe digitali e integrate nell'AI della sua Adamas segnalavano solo vaghi contorni di ciò che una volta erano stati insediamenti umani e vie di comunicazione. Le strade, per gran parte dissestate o del tutto sommerse da detriti e vegetazione invasiva, serpeggiavano attraverso paesaggi che variavano da foreste morenti, con alberi contorti e privi di foglie, a vasti deserti di terra crepata, dove il suolo sembrava bruciato dal sole incessante e dalla radioattività latente.

    Superando le foreste, la Gigante si trovò spesso a dover navigare attraverso spazi aperti dove il vento soffiava forte, portando con sé nuvole di polvere e sabbia. Questi deserti erano punteggiati da relitti di vecchie macchine e aerei, semi-interrati nella sabbia come fossili di un'era tecnologica ormai estinta. La notte, il cielo si illuminava di un bagliore spettrale dovuto alle frequenti tempeste elettriche che illuminavano l'oscurità con fulmini che si dipanavano come vene di luce attraverso il velo di nubi cariche di pioggia non caduta. Dopo giorni di viaggio, il sito dello scavo appariva all'orizzonte come una ferita aperta sulla terra. La zona era un'ampia distesa di terreno aspro e irregolare, dove il suolo sembrava essere stato strappato via con forza bruta. Il terreno era disseminato di rocce e detriti, e al centro di questa distesa, la voragine si apriva vasta e profonda, circondata da cumuli di terra e pietra che erano stati escavati e ammassati senza alcun apparente ordine o metodo.

    La voragine stessa era un buco nero che sembrava inghiottire luce e speranza. Intorno al bordo, i civili lavoravano senza sosta. La loro attività creava un ronzio costante di picconi e pale che si infrangeva contro la roccia e il suolo duro. Nadia notò che, nonostante la loro frenetica attività, i lavoratori mantenevano una strana, quasi rituale distanza l'uno dall'altro, come se ogni persona fosse racchiusa in una bolla di isolamento personale, collegata solo da uno strano simbolo misterioso che portavano sulla fronte.
    Le strutture temporanee erano state erette a bordo del cratere: tende, baracche di metallo riciclato, e depositi di attrezzi che sembravano improvvisati da materiali di recupero. Nonostante la precarietà delle costruzioni, l'organizzazione del campo mostrava una certa pianificazione, con zone designate per il riposo dei lavoratori, depositi per gli attrezzi e aree per la preparazione del cibo.

    Tutto molto strano... Si avvicinò ad uno dei lavoratori, provando a studiare meglio il segno sulla sua fronte. Questi segni, di un blu profondo e luminoso come fossero fatti di stelle cadute dal cielo elettrico sopra di loro, non corrispondevano a nulla che Nadia avesse mai studiato nei suoi ampi viaggi e ricerche. Tentò di usare il cosmo, l'energia vitale che aveva appreso a manipolare, per tentare di rompere quello che sospettava fosse un sigillo mentale. Tuttavia, ogni tentativo si dimostrava inutile: il simbolo resisteva, non alterato né sbiadito dall'assalto energetico.

    Quando tentava di avvicinarsi a uno di loro per chiedere spiegazioni, l'individuo si fermava brevemente, la fissava con uno sguardo vuoto e smarrito, e poi, come risvegliato da un sogno, riprendeva a scavare con un rinnovato fervore.

    Chi può esercitare una malia mentale così potente? È come se fossero asserviti, più che influenzati... Non poteva non considerare le possibili minacce esterne. In un mondo frantumato, il controllo su un gruppo così grande e così stranamente obbediente sarebbe stato un'arma potente nelle mani di qualsiasi schieramento. Le risorse erano scarse, e il potere, ormai, si misurava non solo in termini di armamenti o territori, ma anche nella capacità di manipolare o controllare le poche masse rimaste in vita.

    Questi civili, impegnati in un'attività tanto misteriosa quanto apparentemente futile, potevano rappresentare il fulcro di una nuova sorta di guerra, una guerra non per il territorio ma per il controllo dell'umano stesso, della sua volontà e del suo destino. Era possibile che il simbolo sulla loro fronte fosse una sorta di marchio di proprietà, o forse una chiave per un potere antico e dimenticato, sepolto nelle profondità della terra che scavavano così disperatamente.

    Convincente nella sua conclusione che la vera chiave del mistero risiedesse nella voragine stessa, Nadia si diresse con risolutezza verso il cuore pulsante dell'indagine. Era animata dalla certezza che, esplorando quell'abisso, avrebbe raccolto prove cruciali da analizzare e collegare, gettando luce sugli enigmi che la tormentavano. Anche nel peggiore degli scenari, dove le risposte si sarebbero rivelate elusive o troppo pericolose da affrontare da sola, aveva sempre l'opzione di richiedere il sostegno della Torre Nera. Tuttavia, un profondo desiderio di indipendenza la spingeva a risolvere il caso con le proprie forze, ansiosa di dimostrare la sua capacità di affrontare e svelare i segreti più oscuri senza ricorrere ad aiuti esterni.

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    Nella vastità desolata dell'Asia Centrale, il mio regno si estendeva come un'ombra oscura e fredda. Gli umani, sottomessi dalla potenza della pianta Iboga, seguivano i miei comandi con devozione cieca. Questo approccio al controllo, mescolato al fanatismo religioso, si era rivelato un metodo efficace per mantenere l'ordine e l'obbedienza. La loro fede cieca non era solo un mezzo per assicurare la loro sottomissione, ma anche un catalizzatore che li spingeva oltre i loro limiti umani. Comandai loro di scavare, profondamente nelle viscere della terra, alla ricerca di una spezia antica e dimenticata.

    Non era una spezia qualunque, ma un elemento capace di amplificare il mio controllo su scala ben più ampia. Avevo sentito parlare di essa nei testi antichi, menzionata con timore e reverenza, una spezia che poteva manipolare la volontà e alterare la percezione del tempo e dello spazio. Mentre gli umani scavavano, osservavo con occhio critico. Ogni tanto, uno di loro emergeva dall'oscurità delle gallerie, tenendo tra le mani frammenti di terra e roccia, speranzosi di aver trovato la spezia. Ma ogni volta, dopo un esame attento, dovevo scartare i campioni come inadeguati. La frustrazione cresceva, ma non diminuiva la mia determinazione.

    Mentre osservavo dall'alto di una duna, la mia figura immobile dominava il paesaggio, la tensione era palpabile nell'aria del deserto. L'inaspettata comparsa di quella donna, un mistero avvolto in un alone di energia cosmica, aveva alterato i miei piani inaspettatamente. Non avevo idea di chi fosse, ma il suo atto di lanciarsi nella voragine aveva risvegliato un'antica curiosità nel profondo del mio essere. Non appena i miei sottomessi, esaltati dalla chiamata di Lisan al Gaib, si gettarono nel buco, sentii un misto di emozioni: anticipazione per un possibile sviluppo nuovo e inaspettato e una fredda calcolazione delle perdite che questo avrebbe potuto significare. La voragine era stata preparata con cura, riempita di esplosivi pronti a essere detonati. La loro missione era chiara: distruggere ogni cosa, assicurando che nessuno, tranne me, potesse rivendicare il potere celato sotto quella terra.

    L'esplosione che seguì fu monumentale. Il terreno tremò sotto i piedi di tutti quelli che erano a distanza, una colonna di fuoco e fumo si levò verso il cielo, illuminando il crepuscolo con una luce cruenta. Frammenti di roccia e terra vennero lanciati in aria come meteoriti in una pioggia devastante. Il rumore dell'esplosione riecheggiava come il ruggito di un dio antico, liberato dopo millenni di prigionia.

    Rimasi a guardare, immobile e imperturbabile sulla duna, mentre il paesaggio cambiava irrimediabilmente. La distruzione aveva un suo fascino crudele, una bellezza terribile che solo un essere come me poteva apprezzare pienamente. Tuttavia, dentro di me, una parte attendeva di vedere se quella donna misteriosa fosse sopravvissuta, se fosse emersa dalla distruzione che avevo orchestrato. Che avesse una sorta di potere sconosciuto o una missione che potesse persino intrecciarsi o contrastare la mia era una possibilità che non potevo ignorare.

    Mentre il fumo si dissipava e il silenzio tornava a regnare, la mia attenzione era tutta per quel luogo di devastazione. Ero pronto a scendere dalla duna e ad avventurarmi verso il cratere, spinto dalla curiosità e dalla necessità di comprendere questa nuova variabile. Qualsiasi fosse la verità, sapevo che la mia ricerca del dominio non sarebbe stata più la stessa. La presenza di quella donna aveva aggiunto un nuovo capitolo alla mia eterna storia di conquista e potere.

    SHAI HULUDIV | terra sottomessa | energia rossa
    fisicamente | ???
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    status surplice | intatta

    riassunto azioni | ti vede arrivare e decide di far saltare in aria tutto

    tentacoli
    La caratteristica distintiva dell'armatura dello spectre è la presenza di otto tentacoli meccanici telescopici, i quali sono ispirati e modellati a somiglianza di un verme o worm. Ogni tentacolo è composto da segmenti interconnessi che permettono un'estensione telescopica. La forza esercitata da ciascun tentacolo è paragonabile a quella di un essere con forza straordinaria. Worm controlla questi tentacoli con pura volontà, consentendogli una precisione e una velocità sovrumane negli attacchi e nelle manovre difensive (la velocità dipende dal livello energetico dello spectre, e si specifica che non è mai paragonabile a chi possiede agilità straordinaria e non sarà mai preciso quanto chi possiede sensi straordinari). All'estremità di ogni tentacolo si trova una gemma di colore azzurro. Queste gemme non sono solo decorative ma servono come prolungamenti sensoriali di Shai-Hulud. Attraverso queste, può vedere e percepire l'ambiente circostante come se i suoi occhi fossero posizionati su di esse, offrendogli una percezione spaziale a 360 gradi e la capacità di sorvegliare aree multiple contemporaneamente, oltre al fatto che può comunicare attraverso i tentacoli. Il numero, la lunghezza e la potenza dei tentacoli dipendono dal livello energetico di Shai-Hulud. I tentacoli possono essere utilizzati per una varietà di scopi: possono essere impiegati come fruste o lance, con una forza devastante, formare una barriera in grado di proteggerlo da attacchi fisici, tentare di avvolgere e stritolare gli avversari, provando ad immobilizzarli o soffocarli, estendersi nel terreno o attraverso le strutture per esplorare, recuperare oggetti o creare passaggi per poter navigare sotto terra. I tentacoli inoltre, hanno la capacità di rigenerarsi se distrutti, e sono da considerasi di un grado superiore rispetto alla surplice per ciò che riguarda la durezza.


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    Nadia avanzava con cautela verso la voragine, il terreno sotto i suoi piedi vibrava leggermente, quasi pulsando in risposta ai colpi dei picconi e delle pale degli scavatori ammaliati. I suoi passi erano misurati, il cuore le batteva forte nel petto mentre si avvicinava all'orlo dell'enorme buco scavato nel cuore di una terra dimenticata dagli dei e dagli uomini. Era giunta quasi al bordo quando, improvvisamente, un cambiamento nell'aria fece accapponare la pelle sulle sue braccia.

    Gli scavatori, fino a quel momento impegnati in un lavoro frenetico ma metodico, cominciarono a muoversi in modo caotico. Uno dopo l'altro, come guidati da una forza invisibile, iniziarono a gettarsi nella voragine. Le loro grida si spegnevano nel momento in cui i loro corpi scomparivano nel buio profondo. Nadia, incredula, corse verso il primo uomo che stava per lanciarsi, afferrandolo per la cintura e tirandolo indietro con tutta la sua forza.

    « Resisti! » gridò Nadia, cercando nei suoi occhi un barlume di coscienza, ma tutto quello che vide fu il vuoto, un abisso tanto profondo quanto quello che si apriva davanti a loro.

    Mentre lottava per trattenere l'uomo, un fulmineo lampo di luce emerse dalla voragine, distruggendola per un istante. Un bagliore così intenso che il mondo attorno sembrò svanire. E poi, due secondi dopo, una detonazione violenta scosse il terreno sotto i loro piedi.

    L'esplosione fu cataclismatica. Un'ondata di calore e un boato assordante si propagarono dall'epicentro della voragine, sollevando una colonna di terra e roccia che si dispersero nell'aria come un gigantesco fungo di polvere. Il terreno tremò con violenza e l'aria si riempì di un rumore soffocante. Nadia fu sbalzata indietro, solo il suo rapido riflesso le permise di rotolare via dal bordo precipitoso.

    Per un momento, giacque a terra, il respiro corto, mentre i suoi occhi si adattavano di nuovo alla luce normale dopo l'abbagliante lampo. Con il cuore che le martellava nel petto, Nadia realizzò l'orrore di quanto era appena accaduto: un numero non precisato di vite erano state sacrificate in un attimo, per un motivo a lei ancora oscuro.

    Rimettendosi in piedi, scosse la testa per allontanare il torpore. Non c'era tempo per il lutto o per domande; doveva reagire. Rapidamente, indossò la sua Adamas nella versione compressa. Intanto, la polvere creata dall'esplosione cominciava lentamente a posarsi, rivelando un paesaggio ancora più desolato e alterato rispetto a quello che aveva attraversato per arrivare qui. La terra attorno alla voragine era ora un terreno brullo, spazzato via dalla forza della detonazione, e il bordo del cratere sembrava ancora più minaccioso con i suoi nuovi strappi e le sue sporgenze irregolari.

    In piedi, con l'armatura ancora risonante dell'eco della deflagrazione, Nadia sentiva il peso di ogni respiro mentre cercava di comprendere l'entità della tragedia appena avvenuta. Guardava verso il luogo dove poco prima uomini e donne, sotto l'influsso di un potere misterioso, avevano sacrificato le loro vite gettandosi nel vuoto oscuro e profondo. Il loro atto finale, così estremo e definitivo, risuonava in lei con una forza devastante. Una tristezza profonda iniziò a serpeggiare attraverso la barriera della sua determinazione. Era consapevole della durezza e delle perdite che il suo mondo aveva già sperimentato, ma vedere una tale manifestazione di disperazione collettiva e incomprensibile la colpiva in un modo che non aveva previsto. Nadia si sentiva sopraffatta dalla responsabilità di fare luce su questo mistero, non solo per completare la sua missione, ma ora con un nuovo, profondo desiderio di dare un senso ai sacrifici di quelle anime perdute.

    Perché... Il suo cuore si serrava al pensiero che forse, in qualche modo, avrebbe potuto fare di più per fermarli, per salvarli da quel destino tragico. Ma la realtà crudele era che, nonostante le sue capacità, c'erano forze in gioco qui che superavano la sua comprensione e il suo controllo. La consapevolezza di questa impotenza aggiungeva un ulteriore strato di determinazione nel suo spirito già temprato. Doveva scoprire la causa di tanta disperazione e, se possibile, prevenire che altri subissero lo stesso destino.

    E poi, un picco d'intensità cosmica, un brivido energetico che le percorse la spina dorsale. Non era il cosmo che lei stessa poteva controllare, ma qualcosa di esterno, potente e inquietante. Guidata da questo senso di urgenza, si voltò lentamente, cercando di localizzare la fonte di quella straordinaria energia. E lì, a una certa distanza, attraverso il velo di polvere che ancora doveva posarsi, scorse una figura. Stava in piedi, immobile, il suo aspetto era tanto maestoso quanto minaccioso. Era uno Spectre, un guerriero di Ade, vestito con un'armatura che sembrava assorbire la luce residua del tramonto.

    Nadia fissò quella figura, consapevole che la presenza di uno Spectre non era mai un segno promettente. Erano creature legate a leggende antiche, spesso viste come presagi di sventura o portatori di morte. Nonostante la stanchezza e il dolore per la perdita appena testimoniata, Nadia si rafforzò nel suo intento. Doveva affrontare quello che veniva, doveva comprendere il legame tra gli scavatori ammaliati, la voragine e ora questo Spectre.

    « DIMMI SOLO » gridò Nadia con una voce potente che tagliò attraverso il silenzio soffocante del campo di battaglia post-esplosione. Le sue parole erano cariche di un mix di rabbia, disperazione e una ferma richiesta di verità. Con un movimento repentino e deciso, Nadia si lanciò in avanti verso lo Spectre, la sua corsa era così rapida e potente che il terreno sembrava vibrare sotto il peso dei suoi passi. Mentre correva, Nadia concentrava il cosmo nelle sue mani, sentendo l'energia pulsare e aumentare di intensità, illuminando i suoi palmi con una luce che cresceva sempre più brillante.

    In pochi secondi, Nadia aveva ridotto notevolmente la distanza che la separava dal suo avversario. I suoi occhi, larghi e determinati, non mostravano paura ma piuttosto una risolutezza indomita, il riflesso di una volontà incrollabile di scoprire la verità nascosta dietro gli sguardi vuoti degli scavatori sacrificati. « PERCHÈ » concluse il suo grido, mentre l'ultima sillaba echeggiava nel silenzio come un martello che colpisce un'incudine. Nel momento culminante, con una velocità che sfidava i limiti umani, Nadia scatenò un flash abbagliante dal suo corpo, sparendo nel frattempo per mezzo della rifrazione generata. Era un lampo di luce pura, esplosiva e accecante, pensato per disorientare e temporaneamente accecare lo Spectre, lasciandolo vulnerabile. Se avesse funzionato, avrebbe ridotto la capacità del suo nemico di difendersi o contrattaccare, anche solo per pochi, cruciali secondi.

    Subito dopo, il globo di luce cosmica che aveva raccolto e concentrato tra le sue mani era pronto per essere scagliato. Era un'orbita vibrante di energia incandescente, un microcosmo di potere puro che palpitava in attesa di essere liberato. Con un urlo che univa la sua forza fisica a quella spirituale, Nadia lanciò il globo verso il petto dello Spectre. Mirava al centro esatto del suo torace, un punto che, se colpito, avrebbe garantito il massimo impatto energetico. Se il globo avesse raggiunto il suo obiettivo, sarebbe esploso con una forza devastante, liberando tutta la potenza ustionante della luce accumulata in un'onda d'urto che avrebbe potuto sbalzare lo Spectre di parecchio, facendogli rimpiangere di aver rivelato la sua posizione.

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    In Breve ● Cominciamo subito: dopo averti individuato, scatta in tua direzione alla massima velocità consentita dalla sua energia, concentrando cosmo nelle mani; una volta raggiunta una distanza tale da poterti colpire, genera un lampo accecante [AD] che mira a bruciarti le retine e darti fastidio, nel mentre si serve della rifrazione della luce per diventare pseudo-invisibile [supporto] per poi scagliare un globo di luce e cosmo [AF] verso il tuo petto.

     
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    Mentre la polvere e il fumo si dissipavano, la figura della donna emerse dalla devastazione come un'entità fuori dal tempo, la sua armatura pulsante di una vita propria, intricata e vivida come solo una creazione dei Titani poteva essere. La sua disperazione per aver cercato invano di salvare coloro che erano destinati alla distruzione mi colpì come una lama affilata di realtà cruda e dolorosa. Ma, allo stesso tempo, la sua furia era un chiaro segnale che la battaglia non era finita, anzi, stava per entrare in una fase ancora più cruciale. La mia mente, vecchia quanto il cosmo stesso, cercava freneticamente nei suoi archivi più remoti qualche ricordo dei Titani, quegli antichi creatori di meraviglie e orrori. L'amnesia forzata su tali ricordi era una barriera che mi infastidiva profondamente, ma la sfida che si profilava rinvigoriva il mio spirito eternamente assetato di dominio.

    La donna avanzava verso di me con passo deciso, la rabbia e l'odio che irradiava erano palpabili come il calore di un sole morente. Indossava la sua armatura come una seconda pelle, ogni movimento sinuoso e carico di minaccia. Non avevo dubbi che stesse arrivando per me, e in quel momento, nulla avrebbe potuto farmi desiderare di più che confrontarmi con lei. L'idea di piegare un essere così potente, forgiato e infuso con l'essenza dei Titani, mi eccitava oltre ogni misura. La sfida non era solo una questione di aggiungere un'altra anima al mio regno o estendere i miei confini. No, questa era una questione di superare me stesso, di provare che potevo dominare anche coloro che erano nati dalla grandezza quasi divina dei Titani.

    Con un senso di attesa quasi sacro, mi preparai ad accoglierla. Ogni passo che faceva verso di me era un ticchettio nel conto alla rovescia verso un incontro che avrebbe potuto definire epoche. Ero pronto a usare ogni trucco, ogni stratagemma e ogni frammento di potere a mia disposizione per assicurarmi che la sua furia e il suo odio si trasformassero in sottomissione. In quella vastità deserta, sotto il cielo che lentamente passava dall'arancione del tramonto al nero profondo della notte, ci eravamo solo noi due. Quando la donna gridò quella parola, "Perché?", il suo urlo squarciò il silenzio del deserto come un fulmine in una notte serena. La sua domanda non era solo una richiesta di chiarimento, era un'accusa, una sfida a tutto ciò che rappresentavo. Eppure, per me, Shai-Hulud, la risposta era così intrinseca, così fondamentale, che l'idea stessa di doverla esprimere mi sembrava assurda.

    La guardai, i suoi occhi pieni di dolore, rabbia e disperazione, un riflesso delle battaglie che aveva combattuto e delle perdite che aveva subito. Era chiaro che per lei la lotta era personale, carica di emozioni umane che io avevo da tempo superato o forse mai realmente compreso. Ma nel profondo del mio essere, sapevo che il nostro incontro era inevitabile, un conflitto scritto nelle stelle da tempo immemorabile.

    « Lisan al Gaib non muore mai. Lisan al Gaib tornerà sempre, destinato a dominare sul cosmo. Questo è il destino, questo è il corso naturale delle cose. »

    Per me, il dominio era più di una semplice ambizione; era una responsabilità, una necessità cosmica. Dominare gli umani, il mondo, l'universo stesso era il mio scopo, il mio diritto divino come entità supremamente potente. Non c'era spazio per la pietà o il dubbio, solo la certezza che la mia volontà era giusta.

    « Perché tu, o qualsiasi altro, dovrebbe opporsi a ciò che è stato deciso dalle forze che modellano il cosmo? Tu lotti per una libertà che è un'illusione, una promessa vuota. Io offro ordine, stabilità: un regno eterno sotto la mia guida. È un destino migliore di qualsiasi caos che potresti immaginare. »

    Sapevo che la battaglia tra noi era lontana dall'essere conclusa, ma ogni parola, ogni gesto era un passo verso quel finale che avevo previsto—o forse, verso un esito che nemmeno io, Shai-Hulud, potevo prevedere completamente. L'assalto della donna fu tanto improvviso quanto devastante. Il lampo di luce che emanò fu così accecante che, per un istante, tutto ciò che riuscivo a vedere era un bianco puro e abbagliante. La mia reazione fu istintiva: i miei tentacoli, estensioni della mia volontà e del mio potere, si mossero rapidamente per creare un bozzolo protettivo intorno a me. Tuttavia, la sua astuzia nel combattimento era notevole; sfruttando la sua semi-invisibilità, riuscì a eludere la mia percezione e colpì con una sfera di energia luminosa. Il colpo fu violento, un'onda di dolore puro che attraversò il mio essere come una lama di fuoco. Le ustioni e le bruciature segnavano la mia forma, un promemoria tangibile della potenza dell'energia che aveva scagliato contro di me. Eppure, nonostante il dolore fisico, il mio spirito rimase intatto, indomito. La mia convinzione nel sottomettere quella creatura solo si rafforzava di fronte alla sua tenacia e alla sua disperazione.

    Il suo urlo di rabbia e dolore era una testimonianza della sua lotta, un grido che risuonava attraverso il deserto come un segnale di sfida e resistenza. Ma io, Shai-Hulud, ero immutato nel mio scopo. Ogni suo attacco, ogni suo tentativo di fermarmi, non faceva che alimentare la mia determinazione. Con gli occhi ancora offuscati dal bagliore del suo attacco, mi concentrai per rafforzare la mia difesa, anticipando il prossimo colpo. Ogni fibra del mio essere si preparava, non solo per resistere ma per rispondere, per dimostrare la mia superiorità e il mio diritto di dominio.

    Mentre il deserto diventava l'arena del nostro scontro, i miei tentacoli si trasformavano in strumenti di precisione e distruzione. La danza mortale che iniziarono era un perfetto equilibrio tra grazia e letalità. Due dei tentacoli, intrecciandosi, formarono una frusta devastante che sfrecciò verso le gambe del mio avversario. Il mio obiettivo era chiaro: destabilizzarla, creare un'apertura nelle sue difese che avrebbe potuto essere fatale. Contemporaneamente, altri due tentacoli si muovevano con furtività, scivolando sotto la superficie sabbiosa, invisibili e inarrestabili. Emergendo alle sue spalle, cercarono di avvinghiarsi attorno al suo corpo in una morsa ferrea, limitando i suoi movimenti e rendendola vulnerabile al mio vero attacco. Questa era la parte essenziale del mio piano, la manovra che avrebbe preparato il campo per il colpo decisivo.

    Con la donna, probabilmente parzialmente immobilizzata e disorientata dai colpi precedenti, scatenai i quattro tentacoli rimanenti. Ogni tentacolo era un dardo letale, mirato con precisione chirurgica verso quattro punti vitali: lo sterno, l'inguine, lo stomaco e il collo. Questi colpi erano pensati non solo per ferire ma per dominare completamente, per piegarla fisicamente e spiritualmente al mio volere. L'intensità del mio attacco era il culmine della mia determinazione e del mio desiderio di dominio. Ogni tentacolo era un'estensione del mio potere, ogni movimento era saturato di una volontà indomita di sottomettere completamente chiunque osasse opporsi a me.

    SHAI HULUDIV | terra sottomessa | energia rossa
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    riassunto azioni | cerco di difendermi come posso coi tentacoli, poi tento una spazzata come [AD], con altri due tentacoli provo a bloccarti come [SUPPORTO] ed infine, con i restanti quattro tentacoli provo a colpirti con tutto il mio potere [AF]

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    La caratteristica distintiva dell'armatura dello spectre è la presenza di otto tentacoli meccanici telescopici, i quali sono ispirati e modellati a somiglianza di un verme o worm. Ogni tentacolo è composto da segmenti interconnessi che permettono un'estensione telescopica. La forza esercitata da ciascun tentacolo è paragonabile a quella di un essere con forza straordinaria. Worm controlla questi tentacoli con pura volontà, consentendogli una precisione e una velocità sovrumane negli attacchi e nelle manovre difensive (la velocità dipende dal livello energetico dello spectre, e si specifica che non è mai paragonabile a chi possiede agilità straordinaria e non sarà mai preciso quanto chi possiede sensi straordinari). All'estremità di ogni tentacolo si trova una gemma di colore azzurro. Queste gemme non sono solo decorative ma servono come prolungamenti sensoriali di Shai-Hulud. Attraverso queste, può vedere e percepire l'ambiente circostante come se i suoi occhi fossero posizionati su di esse, offrendogli una percezione spaziale a 360 gradi e la capacità di sorvegliare aree multiple contemporaneamente, oltre al fatto che può comunicare attraverso i tentacoli. Il numero, la lunghezza e la potenza dei tentacoli dipendono dal livello energetico di Shai-Hulud. I tentacoli possono essere utilizzati per una varietà di scopi: possono essere impiegati come fruste o lance, con una forza devastante, formare una barriera in grado di proteggerlo da attacchi fisici, tentare di avvolgere e stritolare gli avversari, provando ad immobilizzarli o soffocarli, estendersi nel terreno o attraverso le strutture per esplorare, recuperare oggetti o creare passaggi per poter navigare sotto terra. I tentacoli inoltre, hanno la capacità di rigenerarsi se distrutti, e sono da considerasi di un grado superiore rispetto alla surplice per ciò che riguarda la durezza.


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    Il globo di luce cosmica scagliato da Nadia colpì lo Spectre in pieno petto con una forza inaudita.
    L'impatto generò un'esplosione di luce che si diffuse in un raggio caleidoscopico, avvolgendo il nemico in un bagliore che sembrava divorare l'oscurità circostante. La pelle dello Spectre, esposta a una tale intensità, iniziò a mostrare immediatamente segni di ustioni. Le zone colpite si arrossarono violentemente, mentre la carne si bruciava sotto l'assalto implacabile dell'energia pura. Fumo si levava dalle sue ferite, e l'aria attorno a lui si riempi del penetrante odore di bruciato.

    Con una calma quasi innaturale, lo Spectre reagì alla devastazione subita. La sua armatura, di un viola scuro e sinistro, iniziò a mutare in modo spettacolare e terrificante. Dalle sue spalle e dal lati dell'armatura, emergendo come serpenti dall'ombra, spuntarono tentacoli lunghi e flessibili dello stesso colore violaceo dell'armatura. Queste appendici si muovevano con una velocità sorprendente, come se avessero una volontà propria.

    Nadia, ancora concentrata sul successo del suo attacco, rimase sorpresa e quasi incredula alla vista di tali protuberanze. Non ebbe tempo di elaborare una strategia di difesa che già due di questi tentacoli la colpivano violentemente alle gambe. La forza dell'impatto era così potente che le sue gambe cedettero sotto il colpo, facendola cadere all'indietro con un tonfo sordo contro il terreno impolverato. Il dolore lancinante le attraversò le gambe mentre cercava di riacquistare il controllo dei suoi sensi. Prima che potesse tentare di rialzarsi, altri due tentacoli si avvinghiarono al suo corpo, uno attorno alla vita e l'altro intorno a un braccio, sollevandola da terra. La presa era ferma e implacabile, ma Nadia, invece di lottare disperatamente, rimase sorprendentemente calma. La sua mente era già al lavoro, forgiando in pochi istanti un piano di risposta mentre il suo corpo sembrava arrendersi alla presa dello Spectre.

    Mentre quattro tentacoli ulteriori si avvicinavano minacciosi, pronti a immobilizzarla completamente, Nadia sapeva che era il momento di attuare il suo piano. Concentrando tutto il cosmo residuo, iniziò a plasmare la sua armatura di luce, la yoroi, che aveva conservato per momenti di estrema necessità. Le placche dell'armatura di luce cominciarono a materializzarsi intorno a lei, emettendo una luce così intensa da far vacillare le ombre.
    Giusto prima che l'armatura fosse completata e che una luce abbagliante la avvolgesse
    completamente, Nadia rivolse uno sguardo allo Spectre. I suoi occhi brillavano di una determinazione feroce, e sulle sue labbra si disegnò un ghigno quasi inquietante. Era il sorriso di chi sa di avere ancora una mossa da giocare, un segnale che la battaglia, nonostante le apparenze, era tutt'altro che finita.

    Nel momento cruciale in cui i quattro tentacoli dello Spectre si avvicinarono per trafiggerla, Nadia attivò la sua mutazione in Gigante. La sua figura si dilatò rapidamente, assumendo proporzioni titaniche, mentre la luce della yoroi avvolgeva il suo corpo in una corazza splendente. La trasformazione fu così repentina che lo spazio attorno a lei sembrò deformarsi, risucchiato dalla sua crescente presenza.

    Nonostante la yoroi attutisse l’impatto dei tentacoli, la forza con cui furono scagliati contro di lei fu straordinaria, dimostrando che lo Spectre non aveva sottovalutato il suo avversario. I tentacoli colpirono il Gigante con una violenza tale da produrre un suono sordo, come di tamburi di guerra battuti in lontananza. I colpi, sebbene ammortizzati dall’armatura luminosa, lasciarono segni evidenti sul corpo di Nadia: ammaccature profonde e abrasioni sulla superficie metallica che si irradiavano come crepe su un vetro colpito.

    La versione gigante di Nadia conferiva alla guerriera una resistenza maggiore al dolore, permettendole di sopportare gli impatti che avrebbero potuto essere devastanti nella sua forma normale. Nonostante la forza degli attacchi, il Gigante rimase in piedi, saldo e imponente, con le abrasioni che, seppur superficiali, rivelavano la potenza dell’attacco subito.

    Con il bagliore che lentamente si dissipava e la mutazione completata, Nadia, ora nella forma del Gigante, fissò lo Spectre con occhi che brillavano di una sfida inespressa. « Lisan al Gaib… la mia era una domanda retorica, » proclamò con una voce che rimbombava come un tuono, piena di autorità e ironia.

    Senza attendere alcuna risposta, Nadia tentò di afferrare i tentacoli che ancora stringevano il suo corpo gigantesco. Con una forza titanica, li strinse nelle sue mani massicce e con uno strattone brusco cercò di attirare a sé lo Spectre. I tentacoli, sebbene solidi e flessibili, Nadia sperò non fossero abituati a una resistenza così formidabile. L'aria tra i due combattenti vibro sotto la tensione del tiro di Nadia.
    Se Lisan si fosse avvicinato abbastanza, Nadia avrebbe approfittato della sua superiorità fisica per sterrare una potente testata. La sua fronte, rinforzata dalla Yoroi, avrebbe potuto infliggere danni significativi allo Spectre, potenzialmente disorientandolo o addirittura mettendolo fuori combattimento.

    Durante questa fase di attacco, il Gigante non smise di combattere solo con la forza fisica. Dagli occhi di Nadia iniziarono a sparare flash intermittenti, brillanti e disorientanti, pensati per annebbiare la vista dello Spectre e confonderlo ulteriormente. Ogni lampo era calibrato per massimizzare la confusione e impedire a Lisan di concentrarsi o di vedere chiaramente l'ambiente circostante.

    « Sogna pure, lurido verme, ma sappi che ogni tuo sogno è destinato a morire qui, sotto i miei piedi. Non hai il diritto né il permesso di sperare in un futuro che non esisterà. »



    CzdbbQF

    Fisico ● Danni superficiali malgrado la potenza dell'attacco dello Spectre. Le ammaccature e abrasioni profonde sull'armatura Yoroi evidenziano l'impatto dei tentacoli, ma la sua trasformazione in Gigante e la resistenza conferita dalla mutazione hanno limitato il dolore e prevenuto lesioni gravi, permettendole di continuare il combattimento.
    Mente ● Angry Grazione, NO Salvazione
    Cloth ● Adamas di Grazione, IV ● Indossata, GIGANTE ● Graffiature superficiali.
    In Breve ● Becco in pieno il tuo AD riportando i danni descritti, mi lascio avvolgere dai tuoi tentacoli senza opporre resistenza ma attivo yoroi + forma Gigante in vista del tuo AD, sempre con danni descritti sopra. Cerco poi di afferrare i tentacoli che mi stringono [AD] e di tirarti a me (date le mie dimensioni di Gigante e la poca distanza tra noi) per poi tirarti una mega testata [AF], nel pieno di un gioco di luci stile discoteca come [supporto].

    yoroi
    Per mezzo dell'energia fotonica che permea il corpo del Gigante, Nadia si circonda di pura luce lunare, una sorta di armatura elementare che, assieme a quella già normalmente indossata, consente di attutire un maggior numero di attacchi nemici o più semplicemente tenerla al riparo e agevolare la guarigione mentale o spirituale; Nadia può richiamare in qualunque momento la yoroi, utilizzando il flusso continuo, attorno al suo corpo, anche come diversivo tecnico, sfruttando tutte le componenti offensive della sua abilità principale. La sua efficacia non è paragonabile a chi possiede l’abilità Costrutti, trattandosi più che altro di uno scudo elementale e cosmico il cui mantenimento dipende dalla quantità di energia bruciata.


     
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    Quella donna, che credevo fosse solo una guerriera disperata, si rivelò per ciò che era veramente: un Gigante, un essere generato dai Titani. La sua forma si allargò, il suo corpo divenne enorme, torreggiante, sprigionando un'aura di potenza che avrebbe intimorito chiunque. Ma io non ero chiunque. Io ero Shai-Hulud, e la sua trasformazione risvegliò in me un odio antico, un rancore profondo che proveniva dai recessi della mia memoria. Era come tornare indietro nel tempo, a un'epoca in cui i Titani ci davano la caccia, cercando di rinchiuderci e confinarci, imponendo la loro volontà su di noi. Era una battaglia per la sopravvivenza, per il diritto di esistere. Quei giorni erano bui e pieni di terrore, e i ricordi riaffioravano come uno sciame di ombre dalla mia anima. I Titani credevano di essere gli unici degni di governare, e avevano fatto tutto il possibile per assicurarsi che nessun altro potesse sfidarli. Ora, vedendo questo Gigante davanti a me, sentivo il mio odio crescere come un incendio che divampa nella foresta. Il tempo può cambiare molte cose, ma non può cancellare il desiderio di vendetta, il bisogno di ristabilire l'ordine naturale delle cose. L'idea che queste creature fossero tornate, che potessero giocare con me e con il mio destino, mi disgustava. Odiavo quando qualcuno credeva di poter manipolare la mia esistenza, di poter determinare il mio futuro. Ero pronto a combattere, a dimostrare che, anche di fronte a un Gigante, Shai-Hulud non si sarebbe piegato. Avrei scatenato tutto il mio odio e la mia forza contro quella creatura, non solo per vincere, ma per assicurarmi che nessuno osasse mai più sfidarmi. Il mio obiettivo era chiaro: sottomettere questa creatura, annientarla se necessario, per ristabilire il mio dominio e ricordare a tutti chi è il vero sovrano del cosmo.

    I miei tentacoli avevano afferrato il Gigante, ma non avevo previsto la sua forza incredibile. Invece di mantenere la distanza, mi sentii tirare violentemente verso di lui. Era come essere trascinato da una corrente inarrestabile, una forza bruta che mi spingeva in una direzione che non volevo. La rabbia che provavo verso quella creatura era immensa, ma la sua capacità di invertire il controllo della situazione fu un duro colpo per la mia sicurezza. Mentre venivo trascinato verso di lui, il Gigante mi attirò con un movimento rapido e letale. Stava preparando un colpo preciso, una testata che mirava a colpirmi in pieno, proprio al centro del mio volto, con una violenza tale da confondermi e stordirmi. Il movimento fu rapido, quasi impercettibile, ma la sua forza era evidente. La testata era accompagnata da luci intense, un bagliore che mirava a disorientarmi e accecarmi, rendendomi ancora più vulnerabile al colpo.

    Il tempo sembrava rallentare mentre mi avvicinavo rapidamente a quella testata implacabile. Potevo sentire l'energia che emanava dal Gigante, la rabbia che lo spingeva, la stessa rabbia che io provavo nei suoi confronti. Era come se due forze incontenibili stessero per scontrarsi in un momento catartico. Ma io, Shai-Hulud, non ero disposto a cedere. Nonostante il movimento rapido del Gigante, i miei tentacoli reagirono istintivamente. Cercai di contrastare il suo attacco, avvolgendo i miei tentacoli attorno alla sua testa per deviare il colpo. Tuttavia, la sua forza era immensa e il suo attacco era carico di una furia che non avevo previsto. Nonostante il mio sforzo, la testata mi colpì con violenza, il bagliore delle luci confondendomi ulteriormente.

    Il colpo fu brutale, un impatto che scosse tutto il mio essere. Il dolore esplose come un fulmine, una scarica di energia che attraversò la mia forma, e per un momento mi sentii vacillare. Ma la mia volontà era inflessibile, alimentata dall'odio e dalla determinazione di non essere piegato da nessuno, nemmeno da un Gigante dei Titani. Anche se il colpo mi aveva ferito, sapevo che la battaglia era ancora lontana dalla conclusione. Colpito dall'immensa forza della testata del Gigante, fui sbalzato indietro con una violenza sorprendente. La potenza dell'impatto era qualcosa che nemmeno la mia struttura resistente poteva ignorare completamente. La mia schiena colpì il terreno duro del deserto, e un dolore lancinante attraversò la mia essenza. Era un dolore acuto, penetrante, un promemoria crudele del potere fisico del mio avversario.

    Tuttavia, la battaglia era lungi dall'essere finita. Sebbene l'impatto fosse stato forte, non era sufficiente a mettermi fuori combattimento. Io, Shai-Hulud, avevo affrontato sfide ben maggiori, e la mia determinazione di dominare non era diminuita. Anzi, l'attacco mi aveva solo fatto accendere ulteriormente, rafforzando la mia volontà di superare questo nemico e dimostrare la mia superiorità. Rapidamente, mi ripresi dal colpo, il mio corpo si adattava al dolore, lo trasformava in energia per la lotta che continuava. La schiena mi faceva ancora male, ma il dolore non era niente in confronto alla furia che ardeva dentro di me.

    Dopo essere stato sbalzato indietro dall'impatto con il Gigante, la mia mente si concentrò immediatamente su una nuova strategia. Il disordine causato dal nostro scontro aveva sollevato una nube di terra e detriti che sfruttai a mio vantaggio. In un movimento fluido e quasi invisibile, mi immersi sotto la superficie del terreno, nascondendo ogni traccia del mio ingresso e preparandomi per un assalto più calcolato. Una volta sotto terra, a circa quaranta metri di profondità, utilizzai alcuni dei miei tentacoli come periscopi, estendendoli verso la superficie per monitorare i movimenti del Gigante senza rivelare la mia posizione. Questa tattica mi permise di pianificare accuratamente il mio prossimo attacco, sfruttando al massimo l'elemento sorpresa.

    Il mio primo obiettivo era minare la stabilità del Gigante erodendo il terreno proprio sotto i suoi enormi piedi. Mentre i tentacoli sotterranei scavavano silenziosamente, rimuovevo il supporto dalla terra, creando un terreno instabile che avrebbe complicato i suoi movimenti, aumentando la probabilità che perdesse equilibrio e stabilità. Parallelamente a questo, mi preparai a lanciare un attacco decisivo alla sua mobilità. Sei dei miei tentacoli, robusti e agili, furono diretti verso la gamba destra del Gigante. Emergendo improvvisamente dal terreno, cercarono di avvolgersi attorno al suo arto inferiore in una stretta implacabile. La forza dei tentacoli era enorme, progettata per non solo intrappolare la gamba ma anche per stritolarla, cercando di infliggere danni significativi che avrebbero limitato ulteriormente la sua capacità di muoversi.

    Mentre i tentacoli si stringevano attorno alla gamba del Gigante, erano pronti a reagire a qualsiasi tentativo da parte sua di liberarsi. Se avesse cercato di estrarre la gamba, avrei aumentato la pressione, intensificando la forza della presa e trascinandolo ulteriormente verso il basso, sfruttando ogni movimento suo come un'opportunità per aggravare la sua situazione. Questa strategia mirava non solo a limitare fisicamente il Gigante ma anche a infliggergli una pressione psicologica, mostrandogli che, nonostante la sua stazza e forza, poteva essere controllato e dominato. Era un gioco di potere e precisione, in cui ogni movimento sotto terra era calcolato per massimizzare l'efficacia dell'attacco e avvicinarmi sempre più al mio obiettivo finale di sottomissione totale.

    SHAI HULUDIV | terra sottomessa | energia rossa
    fisicamente | ustioni diffuse sul corpo, colpo alla testa e alla schiena per l'urto
    mentalmente | odio profondo
    status surplice | intatta

    riassunto azioni | cerco di difendermi, deviando il colpo e frapponendo i miei tentacoli con la tua testata [DIF], quindi vado sotto terra e scavo per togliere la terra da sotto i tuoi piedi [SUPPORTO] quindi provo a stritolare la tua gamba e cercare di spaccarla o limitarne la mobilità, tirandoti verso il basso, con l'intento di farti incastrare nel terreno [AF]

    tentacoli
    La caratteristica distintiva dell'armatura dello spectre è la presenza di otto tentacoli meccanici telescopici, i quali sono ispirati e modellati a somiglianza di un verme o worm. Ogni tentacolo è composto da segmenti interconnessi che permettono un'estensione telescopica. La forza esercitata da ciascun tentacolo è paragonabile a quella di un essere con forza straordinaria. Worm controlla questi tentacoli con pura volontà, consentendogli una precisione e una velocità sovrumane negli attacchi e nelle manovre difensive (la velocità dipende dal livello energetico dello spectre, e si specifica che non è mai paragonabile a chi possiede agilità straordinaria e non sarà mai preciso quanto chi possiede sensi straordinari). All'estremità di ogni tentacolo si trova una gemma di colore azzurro. Queste gemme non sono solo decorative ma servono come prolungamenti sensoriali di Shai-Hulud. Attraverso queste, può vedere e percepire l'ambiente circostante come se i suoi occhi fossero posizionati su di esse, offrendogli una percezione spaziale a 360 gradi e la capacità di sorvegliare aree multiple contemporaneamente, oltre al fatto che può comunicare attraverso i tentacoli. Il numero, la lunghezza e la potenza dei tentacoli dipendono dal livello energetico di Shai-Hulud. I tentacoli possono essere utilizzati per una varietà di scopi: possono essere impiegati come fruste o lance, con una forza devastante, formare una barriera in grado di proteggerlo da attacchi fisici, tentare di avvolgere e stritolare gli avversari, provando ad immobilizzarli o soffocarli, estendersi nel terreno o attraverso le strutture per esplorare, recuperare oggetti o creare passaggi per poter navigare sotto terra. I tentacoli inoltre, hanno la capacità di rigenerarsi se distrutti, e sono da considerasi di un grado superiore rispetto alla surplice per ciò che riguarda la durezza.


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    « parlato » pensato « parlato altri »
    Mentre la polvere sollevata dall'urto si depositava lentamente, lo spettacolo che si presentava davanti agli occhi di Nadia era quello di un campo di battaglia trasformato. Lisan aveva tentato di sfruttare i suoi tentacoli per deviare o almeno mitigare il devastante colpo della Gigante. Tuttavia, il suo sforzo si rivelò vano di fronte alla potenza bruta di Nadia, che lo colpì in pieno petto con una forza soverchiante. La potenza dell'impatto non solo lo sbalzò indietro ma lo fece scivolare per diversi metri sul terreno, segnando il paesaggio con una scia di distruzione.

    Il corpo dello Spectre, non appena toccò il suolo, sollevò un'imponente nuvola di polvere e detriti, creando una cortina che ne mascherava temporaneamente la presenza. Nell'istante in cui la figura di Lisan sparì alla vista, Nadia, con la sua esperienza combattiva e la prontezza di riflessi affinata da innumerevoli battaglie, capì che quello non era il momento di abbassare la guardia. Con movimenti fluidi e precisi, rafforzò la sua armatura elementare, la yoroi, la cui luce si intensificò, pronta a rispondere a qualsiasi nuova minaccia. Il terreno intorno a Nadia iniziò a tremare e a sfaldarsi. Era chiaro che Lisan stava manipolando l'ambiente circostante, probabilmente tentando di usare la terra stessa come un'estensione del suo potere. Nadia, anticipando l'offensiva imminente, non esitò. Con un balzo potente, si sollevò da terra, librandosi in volo mentre utilizzava la rifrazione della luce per celarsi il più possibile alla vista del nemico. Nonostante la sua manovra ingegnosa, i tentacoli dello Spectre si dimostrarono implacabilmente precisi: sbucando con forza dalla terra smossa, colpirono la yoroi di Nadia e la sua gamba destra con una violenza straordinaria. I tentacoli, mossi da una forza sovrumana, cercarono di avvolgere la Gigante in una tenaglia, strizzandola con l'intento di costringerla a perdere quota e ritornare al suolo.

    L'attacco fu brutale e diretto, simile a una martellata sulla caviglia destra di Nadia, che sentì un'onda di dolore acuto irradiarsi lungo la sua gamba. L'armatura elementare, nonostante la sua resistenza, cedette leggermente sotto l'impatto, lasciando una crepa visibile sul punto di contatto. Il dolore era intenso, ma la resistenza innaturale conferita dalla sua forma gigante le permise di mantenere un controllo relativo della situazione, impedendole di cedere completamente al dolore. Così, mentre cercava di mantenere la sua posizione aerea, i suoi occhi scrutavano velocemente l'area, cercando di localizzare la fonte degli attacchi. Fu chiaro che Lisan aveva scelto di nascondersi sotto la superficie del campo di battaglia, utilizzando la terra come un mezzo per mascherare la sua presenza e muovere i suoi tentacoli con maggiore libertà.

    « Un verme che fa... il verme. » Senza concedere a se stessa un momento di esitazione, Nadia decise che era il momento di rispondere con tutta la ferocia e la potenza del suo cosmo. Accumulando rabbia e determinazione, generò una miriade di lame di cosmo e luce grezza. Queste lame, scintillanti e taglienti, si elevarono sopra di lei come un'enorme tempesta pronta a scatenarsi.

    9sP7XQi

    [RADIANT BLADE ERUPTION]

    Con un ruggito che sembrava scuotere i cieli, Nadia liberò l'assalto. Le lame cosmiche, dense e brillanti, piombarono verso il terreno con una ferocia inaudita. Tagliando l'aria con precisione chirurgica, ogni lama era destinata a deflagrare violentemente non appena incontrava un ostacolo, creando esplosioni potenti che devastavano tutto ciò che trovavano sul loro cammino. L'attacco era tanto spettacolare quanto devastante. Non faceva distinzioni, non discriminava tra bersagli e punti ciechi; era una pura manifestazione di forza, destinata a scovare e distruggere Lisan, ovunque si nascondesse sotto la superficie. La terra sotto Nadia sarebbe diventata un inferno di luce e cosmo, con esplosioni che avrebbero illuminato il campo di battaglia, rivelando ogni angolo nascosto, ogni possibile nascondiglio.


    CzdbbQF

    Fisico ● Danni superficiali pregressi. Ammaccature e abrasioni profonde sull'Adamas in corrispondenza del piede, che non ha attutito molto neppure il dolore acuto e lancinante. Nonostante la sua naturale resistenza (non straordinaria) di Gigante, Nadia non è riuscita a mitigare i danni fisici.
    Mente ● Angry Grazione, NO Salvazione
    Cloth ● Adamas di Grazione, IV ● Indossata, GIGANTE ● Ammaccature su gamba destra e giunture di braccia e vita.
    In Breve ● Mi difendo con la yoroi dal tuo AF ma subisco comunque dei danni significativi, non vedendoti più decido di andarci giù pesante con un unico [AF] sotto forma di pioggia di lame grezze di luce e cosmo esplosivo.

    yoroi
    Per mezzo dell'energia fotonica che permea il corpo del Gigante, Nadia si circonda di pura luce lunare, una sorta di armatura elementare che, assieme a quella già normalmente indossata, consente di attutire un maggior numero di attacchi nemici o più semplicemente tenerla al riparo e agevolare la guarigione mentale o spirituale; Nadia può richiamare in qualunque momento la yoroi, utilizzando il flusso continuo, attorno al suo corpo, anche come diversivo tecnico, sfruttando tutte le componenti offensive della sua abilità principale. La sua efficacia non è paragonabile a chi possiede l’abilità Costrutti, trattandosi più che altro di uno scudo elementale e cosmico il cui mantenimento dipende dalla quantità di energia bruciata.


     
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    Mentre i miei tentacoli stringevano la gamba del Gigante, un senso di soddisfazione profonda pervase il mio essere. Non ero sorpreso dalla reazione del mio avversario; in effetti, era esattamente come mi aspettavo che fosse un Gigante: un essere guidato dall'istinto brutale, incapace di una vera competizione intellettuale o strategica. Era un mero folle impazzito, che reagiva con violenza e distruzione, un tipico comportamento per chi non conosce altra via se non quella della forza bruta. Questo non faceva altro che confermare la mia convinzione della sua inferiorità e della mia supremazia. Ogni suo tentativo disordinato di liberarsi non faceva altro che peggiorare la sua situazione, mentre i miei tentacoli, potenti e precisi, continuavano a stritolarlo con una pressione inesorabile. La mia strategia non si limitava a infliggere dolore fisico; era anche un attacco psicologico, dimostrando al Gigante la futilità della sua resistenza.

    L'aria era permeata dal rumore dei suoi urli e dal crepitio del terreno che cedeva sotto il peso del nostro scontro. Il sole batteva forte sul deserto, riflettendo la mia sensazione interna: era davvero una bella giornata, un giorno perfetto per dimostrare ancora una volta che nessuno poteva sfidare Shai-Hulud e sperare di prevalere. Mentre la battaglia continuava, mi godevo ogni momento di controllo, ogni sussulto del Gigante sotto la mia morsa. Era un ricordo vivido di quanto fossero inutili le sue dimensioni e la sua forza bruta contro la mia intelligenza superiore e la mia capacità di adattamento. Con ogni movimento dei miei tentacoli, con ogni gemito di dolore che strappavo dal mio nemico, la mia vittoria diventava sempre più chiara, un'affermazione della mia indomita volontà di dominare. Il Gigante, in preda alla disperazione e all'ira, aveva adottato una tattica prevedibile, proprio come molti prima di lui: un assalto furioso e caotico, cercando di annientare tutto nel tentativo di trovarmi. La sua rabbia si tradusse in un turbine di luce e esplosioni che devastarono il paesaggio circostante. Le sue azioni non erano misurate né calcolate; erano movimenti di un essere che, non sapendo come affrontare una minaccia nascosta, sceglieva la distruzione totale come unica risposta.

    Io, dal canto mio, rimasi calmo e metodico anche di fronte a questa tempesta di furia. Mentre l'area attorno a me si trasformava in un campo di battaglia cosmico, mi avvolsi nei miei tentacoli, formando un bozzolo protettivo. Alimentato dalla potenza del mio cosmo, questo rifugio era inteso non solo come una difesa fisica, ma anche come una manifestazione del mio controllo e resilienza. La terra sopra di me fungeva da filtro e scudo contro il caos sopra, attenuando gli effetti delle esplosioni e delle lame di luce che il Gigante scagliava con disperazione. Tuttavia, alcune di queste armi luminose riuscirono a penetrare il mio rifugio, colpendo le mie gambe e l'addome. Le ustioni erano acute, bruciature che avrebbero lasciato segni, ma erano sopportabili, specialmente considerando l'entità della minaccia che stavo affrontando. Nonostante il dolore, un sorriso si formò sul mio volto mentre inclinavo il capo. La mia reazione non era una di sconfitta o paura, ma piuttosto una dimostrazione di sicurezza e quasi divertimento di fronte alla prevedibilità e all'inefficacia del suo tentativo di sopraffarmi.

    Silenziosamente, con il sorriso ancora stampato sul volto, ritornai sotto terra. Questa mossa non era una ritirata, ma un ricalcolo strategico. La mia immersione nel terreno non era solo una tattica di difesa, ma anche un preparativo per il prossimo stadio del confronto. Era un momento per riprendere le forze e pianificare un contrattacco che sfruttasse l'impeto cieco e disorganizzato del Gigante a mio vantaggio. Mentre il terreno si chiudeva sopra di me, la mia mente lavorava febbrilmente, elaborando nuove strategie e possibilità. La battaglia era lungi dall'essere finita, e io, Shai-Hulud, ero sempre più determinato a dimostrare che non c'era forza nel cosmo che potesse piegarmi. Mentre il Gigante scatenava la sua furia in superficie, io, Shai-Hulud, agivo con calcolo e premeditazione nelle profondità sotterranee. La mia strategia non richiedeva attacchi diretti in quel momento; piuttosto, era focalizzata sulla preparazione del campo di battaglia per un decisivo vantaggio strategico nel prossimo turno. Con una pazienza e precisione quasi chirurgica, mi dedicavo alla creazione di un intricato sistema di cunicoli e tunnel sotto l'ampia zona che circondava il nostro teatro di guerra.

    I tentacoli, estensioni della mia volontà, si muovevano attraverso il terreno con agilità, erodendo silenziosamente la terra e formando una rete di passaggi che, pur invisibili dalla superficie, avrebbero avuto un impatto devastante sulla stabilità dell'area. Ogni movimento sotto terra era calcolato per massimizzare l'effetto di indebolimento del terreno, trasformando l'area in una trappola perfetta per il mio avversario. L'obiettivo era rendere il terreno così fragile e instabile che, qualora il Gigante, guidato dalla disperazione e dalla follia, avesse tentato nuovamente di colpire indiscriminatamente il suolo per cercare di colpirmi, si sarebbe trovato di fronte a una minaccia inaspettata: il rischio concreto di crollare nel vuoto dei tunnel sottostanti. Un cedimento del terreno di tale magnitudo avrebbe potuto trascinarlo giù per decine di metri, lasciandolo esposto e vulnerabile.

    Questo piano non solo sfruttava la mia superiorità tattica e la mia conoscenza del terreno, ma giocava anche sulla prevedibilità del comportamento del Gigante. I suoi attacchi impulsivi e privi di strategia erano il suo punto debole, e io ero pronto a trasformare quel difetto in un'opportunità per infliggere un colpo decisivo. Mentre completavo l'ultima fase della preparazione del terreno, rimanevo vigile e attento. Ogni vibrazione, ogni eco di distruzione in superficie mi forniva informazioni cruciali sulle mosse del mio avversario. Era essenziale rimanere un passo avanti, anticipando le sue azioni e preparandomi a sfruttare qualsiasi errore. In questo gioco di mente e potenza, ogni dettaglio poteva essere la chiave per la vittoria o la sconfitta. Così, nascosto nelle profondità, attendevo il momento giusto. Il momento in cui il Gigante, nel suo cieco furore, avrebbe sigillato il proprio destino, permettendomi di emergere non solo come il sopravvissuto di questa battaglia, ma come il dominatore incontrastato del campo di battaglia che avevo trasformato nel mio terreno di caccia.

    SHAI HULUDIV | terra sottomessa | energia rossa
    fisicamente | ustioni diffuse sul corpo, colpo alla testa e alla schiena per l'urto, ferite di media entità su addome e gambe
    mentalmente | odio profondo
    status surplice | intatta

    riassunto azioni | mi difendo usando il cosmo e i miei tentacoli, mi inabisso di nuovo e preparo il terreno cercando di renderlo il piu fragile possibile, in modo da sfruttare la situazione al prossimo turno

    tentacoli
    La caratteristica distintiva dell'armatura dello spectre è la presenza di otto tentacoli meccanici telescopici, i quali sono ispirati e modellati a somiglianza di un verme o worm. Ogni tentacolo è composto da segmenti interconnessi che permettono un'estensione telescopica. La forza esercitata da ciascun tentacolo è paragonabile a quella di un essere con forza straordinaria. Worm controlla questi tentacoli con pura volontà, consentendogli una precisione e una velocità sovrumane negli attacchi e nelle manovre difensive (la velocità dipende dal livello energetico dello spectre, e si specifica che non è mai paragonabile a chi possiede agilità straordinaria e non sarà mai preciso quanto chi possiede sensi straordinari). All'estremità di ogni tentacolo si trova una gemma di colore azzurro. Queste gemme non sono solo decorative ma servono come prolungamenti sensoriali di Shai-Hulud. Attraverso queste, può vedere e percepire l'ambiente circostante come se i suoi occhi fossero posizionati su di esse, offrendogli una percezione spaziale a 360 gradi e la capacità di sorvegliare aree multiple contemporaneamente, oltre al fatto che può comunicare attraverso i tentacoli. Il numero, la lunghezza e la potenza dei tentacoli dipendono dal livello energetico di Shai-Hulud. I tentacoli possono essere utilizzati per una varietà di scopi: possono essere impiegati come fruste o lance, con una forza devastante, formare una barriera in grado di proteggerlo da attacchi fisici, tentare di avvolgere e stritolare gli avversari, provando ad immobilizzarli o soffocarli, estendersi nel terreno o attraverso le strutture per esplorare, recuperare oggetti o creare passaggi per poter navigare sotto terra. I tentacoli inoltre, hanno la capacità di rigenerarsi se distrutti, e sono da considerasi di un grado superiore rispetto alla surplice per ciò che riguarda la durezza.


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    Mentre Nadia librava alta nel cielo, la sua ira si manifestava in un attacco devastante che sconvolgeva la terra sotto di lei. La Radiant Blade Eruption, come aveva battezzato il suo assalto, piombava sulla superficie terrestre con una forza incommensurabile. Ogni lama di cosmo e luce, scagliata con precisione chirurgica, colpiva il terreno con l’intensità di un meteorite, scatenando esplosioni che sollevavano nuvole di terra e detriti.

    Il campo di battaglia si trasformò rapidamente in un paesaggio lunare. Grandi crateri si aprirono ovunque le lame colpissero, disegnando una mappa di distruzione che alterava irrevocabilmente l’ambiente. Il suolo, una volta compatto e uniforme, ora era solcato da fenditure profonde e irregolari, mentre massi e frammenti di roccia erano sparsi caoticamente attorno ai punti d’impatto.

    Nonostante la portata devastante dell’assalto di Nadia, lo Spectre rimaneva nascosto sotto la terra, senza dare segni di cedimento o contrattacco. Questo comportamento iniziò a rivelare a Nadia nuove informazioni sulla natura del suo avversario. Con ogni momento di silenzio dal nemico, diventò sempre più chiaro che Lisan possedesse un’abilità notevole di muoversi e operare sotto terra, sfruttando il sottosuolo come un abile stratega utilizzerebbe le ombre.

    Mentre Nadia restava sospesa in aria, un pensiero cominciò però a cristallizzarsi nella sua mente: nonostante la sua potenza e il controllo che esercitava da sopra, il controllo del campo di battaglia non era suo. Lisan, con il suo movimento furtivo e inafferrabile, deteneva un vantaggio tattico che non poteva essere ignorato.

    Frustrata ma determinata, Nadia si rivolse allo Spectre, anche se non poteva vederlo. La sua voce, carica di disprezzo e sfida, echeggiò sopra il campo di battaglia come il tuono precede il lampo.

    Ah, Spettro, ti nascondi come un verme sotto terra, esordì con tono sprezzante. — Credi di essere al sicuro nel tuo piccolo bunker naturale? Ti sbagli. Non esiste fossa abbastanza profonda per proteggerti dal mio giudizio. E non c’è oscurità sotto la quale tu possa nasconderti, che io non possa illuminare. Questa è la mia arena, e ti strapperò fuori da quel buco come la preda che sei!

    Le parole di Nadia non erano solo un insulto; erano un preludio a quello che stava per venire. Ancora sospesa in aria, sentiva il cosmo accumularsi con una pressione quasi insostenibile dentro di lei. Con una concentrazione feroce, iniziò a convogliare una quantità immensa di energia nella sua gola, un accumulo che si manifestava come un bagliore visibile, irradiando luce dalle sue labbra semiaperte.

    Dopo un momento di tensione palpabile, Nadia aprì la bocca e scagliò dal profondo del suo essere un laser fotonico gigantesco. Il raggio di luce pura e potente scendeva come un giudizio divino sul terreno sotto di lei, tracciando una linea retta che fendeva la terra. L’attacco non solo mirava a colpire fisicamente lo Spectre ma anche a minare le sue difese psicologiche, a scuotere le certezze su cui aveva costruito la sua strategia di combattimento.

    L’impatto del laser sul terreno fu spettacolare. La terra si squarciò lungo il percorso del raggio, creando un solco profondo e ardente che illuminava il campo di battaglia con una luce accecante. Il terreno vaporizzò all’impatto, lanciando nuvole di vapore e detriti incandescenti in aria. Il raggio fotonico, con il suo calore intenso e la sua energia implacabile, avrebbe penetrato gli strati della terra, raggiungendo forse le profondità dove Lisan si celava, minacciando di esporre o addirittura di annientare il suo rifugio sotterraneo.

    La gigante, realizzando che Lisan non avrebbe ceduto facilmente né avrebbe abbandonato il suo vantaggio sotterraneo senza un’ulteriore provocazione, iniziò a pianificare la sua prossima mossa. Era evidente che, nonostante la potenza devastante del suo attacco, avrebbe dovuto adottare una strategia diversa per stanare definitivamente lo Spectre. La battaglia era lungi dall’essere conclusa, e Nadia sapeva che ogni decisione successiva sarebbe stata cruciale per determinare l’esito dello scontro.

    Il silenzio le dava il tempo di riflettere sulla natura di Lisan e sulla sua capacità di adattarsi e resistere sotto pressione. Per quanto resiliente e abile potesse mostrarsi, lo Spectre non aveva controllo sul terra sotto i piedi della Gigante, e prima o poi questa sua incredibile capacità di adattamento gli sarebbe costata cara.

    Con questi pensieri, Nadia rafforzò la sua determinazione e il suo cosmo, preparandosi per il proseguo della battaglia. Ogni movimento di Lisan, ogni vibrazione del terreno ora diventava un indizio per lei, una guida per tracciare il suo nemico e porre fine al loro scontro con una vittoria decisiva. La lotta tra luce e ombra continuava, mentre Nadia, il gigante di luce, si ergeva come un faro di giustizia in un mondo sconvolto dal caos.



    Energia ~ Rossa.
    Cloth ~ Adamas di Grazione, IV ~ Indossata GIGANTE
    Condizioni ~ Gli stessi del post precedente + stanchezza per il dispendio cosmico
    Abilità ~ Manipolazione Luce, Guarigione Spirito/Mente → Scheda.
    Riassunto ~ Provo a farti tana :mke: con un LASERONE [AF]

    Un grazie a caligola per avermi concesso di usare il suo layout mentre piango senza pc fino a giugno
     
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    Mentre il Gigante si librava nel cielo, io, Shai-Hulud, ero ben lontano dall'arrendermi. La mia essenza era stata messa alla prova, sì, e il mio corpo mortale portava i segni del dolore e delle ferite inferte in battaglia; tuttavia, la mia volontà di dominare e la determinazione di rispondere efficacemente all'avversario erano intatte e più feroci che mai. La mia preparazione del terreno aveva trasformato il campo di battaglia in una trappola perfetta, e mentre il Gigante si preparava a scendere con forza, sapevo che questo poteva essere il momento che avevo anticipato. Le mie azioni non si basavano sulla speranza o sul caso; erano il risultato di calcoli precisi e di una strategia ben congegnata. Il terreno, ora un labirinto di tunnel e cunicoli pronti a cedere sotto il minimo peso, era il mio alleato più potente in questo confronto.
    Ma il Gigante dall’alto della sua posizione, colpì con un devastante raggio di cosmo e luce, trasformando il terreno indebolito in una voragine profonda e scura, un abisso che sembrava inghiottire la luce stessa. La terra si frantumò, lasciando una vasta apertura che serviva come testimonianza della potenza bruta del mio avversario. Ma quello che poteva sembrare un vantaggio per il Gigante, era in realtà un ulteriore tassello della mia strategia, un'opportunità che avevo anticipato e che ero pronto a sfruttare a mio favore. Questo non era il momento di arrendersi o di ritirarsi. No, questo era il momento in cui io, Shai-Hulud, avrei dimostrato a quella creatura imperfetta la vera potenza che si cela dietro una delle creazioni di Angra Mainyu. Il Gigante, con la sua azione precipitosa e la sua forza devastante, aveva solo facilitato il mio piano, esponendosi a un rischio ancora maggiore.
    Con l'intento deciso di sfruttare ogni opportunità, utilizzai due dei miei tentacoli per colpire un'area solida del terreno. La loro immensa forza non solo creò un ulteriore shock nel terreno già danneggiato, ma mi fornì anche la spinta necessaria per proiettarmi verso l'alto, direttamente contro il mio gigantesco avversario. Emergevo con una potenza inarrestabile, simile ai misteriosi worm delle sabbie, protendendo violentemente verso l'esterno tutti i miei tentacoli. Questi, estendendosi alla loro massima lunghezza, miravano direttamente alla testa e al plesso solare del Gigante. Era un assalto calcolato per colpire i punti più vulnerabili con un attacco frontale e devastante. Il momento del mio assalto era scelto con precisione: proprio mentre il Gigante stava concentrando la sua energia per la propria offensiva. La mia strategia era chiara: disturbare il suo attacco, sfruttando la sorpresa e la forza bruta del mio movimento improvviso per infliggere il massimo danno possibile.

    Nonostante non fossi completamente sicuro dell'esito di questa manovra, sapevo che era una delle mie migliori opportunità per inclinare la bilancia a mio favore. L'azione non solo aveva lo scopo di ferire fisicamente il Gigante, ma anche di disorientarlo. Mentre i miei tentacoli si avvicinavano al loro obiettivo, potevo percepire la tensione dell'aria, carica di energia cosmica e terrena, un preludio all'impatto imminente. Il cuore del conflitto era raggiunto in quel momento di assoluto confronto, dove la mia risolutezza e la potenza oscura che mi animava si scontravano contro la forza bruta e la rabbia del Gigante.


    Il mio assalto, sebbene audace e implacabile, si trovò di fronte alla potenza cruda e devastante del raggio del mio nemico. Il Gigante aveva scatenato una risposta proprio nel momento cruciale, mentre i miei tentacoli si stendevano verso di lui in un attacco decisivo. La luce del suo attacco era accecante, una scarica di energia pura che travolse ogni difesa che avessi potuto erigere. Il dolore era immenso, ogni fibra del mio essere vibrava sotto l'assalto della luce bruciante. Le ustioni si diffusero rapidamente, coprendo ogni parte del mio corpo con ferite dolorose e profonde. La parte destra del mio addome ricevette il colpo più devastante, un impatto così potente da disintegrare la carne e lasciare una ferita ghignante, testimonianza della forza del Gigante.

    Nonostante il dolore e le ferite, la mia essenza immortale non vacillava. Io, Shai-Hulud, non temevo la morte, poiché sapevo che non potevo realmente morire. La mia natura, intrisa del potere oscuro di Hades, mi garantiva un ritorno, qualunque fosse l'esito di questo scontro. La sofferenza del corpo era temporanea, un ostacolo da superare nel percorso eterno verso la dominazione. Con il corpo martoriato e l'anima ardente, affrontavo il dolore con una risolutezza inquietante. Questo non era un fallimento, ma un passaggio necessario nel continuo ciclo di rinascita e conquista. Ogni anima che avevo mietuto, ogni battaglia che avevo combattuto mi avevano portato a questo momento, e anche se il mio corpo subiva danni estremi, il mio spirito rimaneva indomito.

    Mentre il mio avversario poteva percepire questo come un vantaggio, io vedevo oltre il dolore e la distruzione. Il mio ritorno sarebbe stato inevitabile, e con esso, la continuazione del mio disegno di dominio universale. La battaglia poteva essere stata un test della mia resistenza e della mia determinazione, ma il conflitto non era finito. Con ogni cicatrice, con ogni ferita, crescevo più forte, più astuto, e più determinato a imporre la mia volontà su questo mondo e su quelli oltre.

    SHAI HULUDIV | terra sottomessa | energia rossa
    fisicamente | ustioni diffuse sul corpo, colpo alla testa e alla schiena per l'urto, ferite di media entità su addome e gambe, ustioni su gran parte del corpo e parte destra dell'addome completamente disintegrata
    mentalmente | odio profondo
    status surplice | intatta

    riassunto azioni | azione molto semplice, non mi difendo e contrattacco con i miei tentacoli al volto e al plesso solare

    tentacoli
    La caratteristica distintiva dell'armatura dello spectre è la presenza di otto tentacoli meccanici telescopici, i quali sono ispirati e modellati a somiglianza di un verme o worm. Ogni tentacolo è composto da segmenti interconnessi che permettono un'estensione telescopica. La forza esercitata da ciascun tentacolo è paragonabile a quella di un essere con forza straordinaria. Worm controlla questi tentacoli con pura volontà, consentendogli una precisione e una velocità sovrumane negli attacchi e nelle manovre difensive (la velocità dipende dal livello energetico dello spectre, e si specifica che non è mai paragonabile a chi possiede agilità straordinaria e non sarà mai preciso quanto chi possiede sensi straordinari). All'estremità di ogni tentacolo si trova una gemma di colore azzurro. Queste gemme non sono solo decorative ma servono come prolungamenti sensoriali di Shai-Hulud. Attraverso queste, può vedere e percepire l'ambiente circostante come se i suoi occhi fossero posizionati su di esse, offrendogli una percezione spaziale a 360 gradi e la capacità di sorvegliare aree multiple contemporaneamente, oltre al fatto che può comunicare attraverso i tentacoli. Il numero, la lunghezza e la potenza dei tentacoli dipendono dal livello energetico di Shai-Hulud. I tentacoli possono essere utilizzati per una varietà di scopi: possono essere impiegati come fruste o lance, con una forza devastante, formare una barriera in grado di proteggerlo da attacchi fisici, tentare di avvolgere e stritolare gli avversari, provando ad immobilizzarli o soffocarli, estendersi nel terreno o attraverso le strutture per esplorare, recuperare oggetti o creare passaggi per poter navigare sotto terra. I tentacoli inoltre, hanno la capacità di rigenerarsi se distrutti, e sono da considerasi di un grado superiore rispetto alla surplice per ciò che riguarda la durezza.


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    Non poteva fare a meno di riflettere sulla natura di Lisan rispetto a quella di un altro Spectre che aveva affrontato in passato: Asterione del Minotauro. Con Asterione, aveva sperimentato la brutale forza di un servo di Hades, ma vi era stata anche una sorta di nobiltà nella loro lotta. Asterione, sebbene fosse un mietitore di anime innocenti e destinato a continuare su quella via, aveva mostrato tratti di un’umanità residua; una traccia di rispetto per il combattimento e per il nemico. Ricordava come, in quel confronto, aveva concesso a Nadia un momento per raccogliersi e piangere le vittime di un massacro cui lo stesso Spectre avrebbe potuto essere responsabile (non lo capì mai), un gesto che parlava di una vita passata non del tutto dimenticata.

    Invece, Lisan era diverso. Non c’era traccia di rispetto o di onore in lui, almeno dal punto di vista della donna; era il male puro, una creatura da respingere non solo fisicamente ma anche dalla memoria collettiva. Nadia aveva capito sin dall’inizio che Lisan era un avversario di tutt’altro genere: un verme, un’aberrazione che meritava solo di essere estirpata.

    L’attacco di Nadia, un raggio fotonico gigantesco sparato verso il terreno sotto di lei, aveva mirato a scompaginare le difese di Lisan, a costringerlo a rivelarsi. Tuttavia, nel momento in cui il raggio luminoso si scagliava verso il suolo, i tentacoli di Lisan si estesero verso di lei con una velocità e una potenza inimmaginabili, colpendola duramente. Il loro impatto fu devastante e brutale, con una violenza che si potrebbe paragonare alla furia di una tempesta. I tentacoli, simili a proiettili di energia oscura, sfrecciarono attraverso l'aria con una velocità che superava la normale percezione, dirigendosi verso il suo plesso solare e la testa con precisione chirurgica e spietata.

    Il primo colpo colpi Nadia al plesso solare, un'area cruciale e sensibile. L'impatto fu talmente potente da sembrare come se un enorme pugno di pura forza fosse penetrato profondamente nel suo corpo. Il dolore era immediato e travolgente, un'agonia acuta che le strappava il fiato dal petto. Poteva sentirne l'eco battente dentro di lei, una risonanza dolorosa che sembrava voler frantumare le sue ossa e strappare i tessuti interni. I suoi muscoli si contorcevano involontariamente sotto la forza dell'assalto, e il suo corpo si piegava per l'intensità dello shock.

    Quasi simultaneamente, un altro tentacolo la colpi alla testa con la forza di un martello da guerra. La testa di Nadia fu scossa da un impatto così violento che la sua vista si annebbiò immediatamente, e un dolore lancinante le attraversò il cranio come migliaia di aghi infuocati. Sentiva il sangue pulsare nelle tempie con una pressione insopportabile, mentre un ronzio acuto riempiva le sue orecchie, rendendo ogni altro suono distante e ovattato. La forza del colpo fu così intensa che per un attimo Nadia temette che il suo cranio potesse essere stato fratturato. Il mondo intorno a lei danzava in una serie di sfocature e macchie di colore, mentre cercava disperatamente di mantenere la lucidità e il controllo. Le sembrava che ogni movimento ulteriore potesse causare ulteriori danni, forse irrimediabili. Oltre al dolore fisico, l'attacco inflisse un duro colpo anche al suo morale. Per una guerriera della statura di Nadia, abituata a dominare i campi di battaglia, trovarsi improvvisamente così vulnerabile e ferita era sia un shock che una sfida ai suoi limiti. Ogni respiro diventava un promemoria doloroso della potenza del nemico e della pericolosità della situazione.

    Con le forze in rapido declino e il corpo martoriato dal dolore, Nadia comprese amaramente che, nonostante il suo disprezzo per Lisan, non avrebbe potuto porre fine alla sua esistenza in quello stato. La sua unica opzione era ritirarsi per sopravvivere e combattere un altro giorno. Lasciandosi cadere, sfruttò le sue notevoli dimensioni e un pizzico del cosmo rimastole per generare una piccola scossa di assestamento, un ultimo tentativo di infliggere dolore allo Spectre. Nel mentre, entrò in contatto con la sala operativa della Torre Nera, richiedendo un immediato recupero.

    Qui Nadia, ho bisogno di un teletrasporto di recupero. Entità danni: grave. Nel momento del teletrasporto, Nadia si preparò mentalmente all’azione. La tecnologia della Torre Nera era avanzata: un cerchio di luce apparve sotto di lei, e particelle di energia iniziarono a circondarla, un vortice di luce che lentamente la scomponeva a livello molecolare per poi ricomporla altrove. Era un processo rapido, ma ogni secondo sembrava eterno dato il dolore che provava.

    Prima di scomparire completamente, Nadia non mancò l’opportunità di rivolgere a Lisan parole sprezzanti e offensive, il suo tono carico di disprezzo e rabbia. — Sai, Lisan, ti consideri probabilmente un temibile Spectre, ma sei patetico, fin troppo persino per il titolo che porti. Mi sono battuta con Asterione del Minotauro e ho assaggiato un potere, un onore e una classe che tu non potrai mai comprendere. Sei solo l'ombra di vero guerriero, un misero rifugio per le paure più oscure senza la sostanza o la forza per sostenerle. Tu non sei nulla, una macchia sul tessuto dell'esistenza che verrà presto dimenticata. Nadia sputò queste parole con un disprezzo che le bruciava in gola quanto le ferite che portava.

    Il teletrasporto si completò con un lampo di luce che l’avvolse completamente, strappandola via dal campo di battaglia. Lasciò dietro di sé solo le eco delle sue parole e una serie di crateri fumanti, testimoni della ferocia dello scontro.
    Nel luogo sicuro della Torre Nera, il corpo di Nadia ricomparve gradualmente. Particelle luminose fluttuavano nell'aria, riassemblandosi fino a ripristinare la sua forma fisica. Il processo era accompagnato da un leggero ronzio energetico, un suono quasi mistico che riempiva la stanza di transizione dove i guerrieri venivano recuperati dal campo.

    Il personale della Torre Nera si affrettò verso di lei, pronti con attrezzature mediche avanzate per curare le sue ferite. Nadia, nonostante il dolore e la stanchezza, mantenne un'espressione fieramente determinata. Non era stata sconfitta, solo ritirata tatticamente. Ogni fibra del suo essere gridava per riprendersi, per tornare più forte e finalizzare ciò che aveva iniziato. Con ogni respiro doloroso, meditava sulla sua prossima mossa contro Lisan, promettendo che il prossimo scontro sarebbe stato decisivo.



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    Condizioni ~ Distrutta ovunque
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    Riassunto ~ Subisco pesantemente anche io i danni dei tuoi tentacoli, poi atterro carica di cosmo solo per generare una scossa che puoi considerare alla stregua di un [AD] solo per darti la possibilità di difenderti e completare i tuoi turni di duel :zizi: Ho adorato vedere LISAN AL GAIB lottare, spero ci sia una prossima volta :ciaone:

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    Mentre il gigante assorbiva l'impatto dei miei tentacoli, la potenza devastante di Shai-Hulud si rivelava in tutta la sua ferocia. Nonostante le ustioni e le ferite che mi avevano colpito, la mia risposta non era meno formidabile. I tentacoli, carichi di una forza oscura e immensa, colpivano con precisione e potenza ineguagliabili. Le ossa del gigante cominciavano a crepitare sotto la pressione, i tessuti si laceravano e le membra tremavano, incapaci di sostenere l'assalto continuo e implacabile. Il suono delle sue strutture corporee che cedevano era un coro macabro che accompagnava la danza della distruzione. Nonostante la sua stazza monumentale e la sua forza apparentemente insuperabile, il gigante stava cedendo sotto l'assalto di una creatura la cui essenza era forgiata nell'oscurità più profonda e potente.

    La mia forza, non conosceva limiti o eguali. Il gigante, una creatura di quaranta metri, trovava la sua fine sotto il peso di un potere che era nato da eoni di oscurità e dominio. La lotta si trasformava rapidamente in un'esecuzione, ogni movimento dei miei tentacoli non solo infliggeva danno, ma anche dimostrava la superiorità innata di Shai-Hulud. Mentre il gigante vacillava, cedendo sotto il mio assalto, sapevo che questa battaglia non era solo una dimostrazione di forza, ma anche un messaggio a qualsiasi entità che osasse sfidare il mio dominio. La caduta del gigante simboleggiava la caduta di ogni resistenza, la conferma che nessuna forza nel cosmo poteva eguagliare la furia e la potenza di Shai-Hulud. La battaglia poteva essere stata violenta e dolorosa per entrambi, ma il risultato era inevitabile. Con ogni osso spezzato e ogni membra distrutta del gigante, la mia leggenda cresceva, consolidando ulteriormente il mio posto come dominatore incontrastato del cosmo oscuro. Mentre il Gigante cadeva a terra con un ruggito di disperazione, la realtà intorno a noi sembrava vibrare di tensione. Il suo ultimo grido non era solo un'espressione di sconfitta, ma anche un rilascio finale di energia cosmica, un tentativo disperato di colpirmi con qualsiasi residuo di forza gli rimanesse. Il grido si trasformò in un'onda d'urto potente, un'ultima difesa scatenata nel momento della caduta.

    I miei tentacoli, strumenti della mia volontà e del mio potere, si sollevarono in risposta. Si muovevano con rapidità e precisione, intercettando l'energia che si dirigeva verso di me. In circostanze normali, un tale attacco sarebbe stato facilmente gestibile, ma il mio corpo era già provato dallo scontro, segnato da ferite e bruciature che testimoniano l'intensità della battaglia. Nonostante questo, la mia determinazione rimaneva incrollabile, il mio spirito indomito. L'onda d'urto cosmica mi colpì con forza, e nonostante i miei tentacoli facessero il possibile per attenuarne l'impatto, fui sbalzato indietro. Il corpo tremava sotto la forza dell'attacco, e per un attimo, sembrò che potesse cedere. Ma non era solo la mia struttura fisica a sostenermi; era la mia surplice, la mia essenza, la stessa oscurità che mi avvolgeva e mi dava forza. Mi rialzai, supportato dai miei tentacoli, le ferite brucianti testimoniavano la ferocia dello scontro. Ogni movimento era doloroso, ma ogni passo rafforzava la mia risoluzione.

    Mentre la creatura, si dissolveva in un riparo lontano dalla mia portata, le sue parole ultime risuonavano nella vallata devastata. Mi accusava di essere una "macchia nella realtà", esponendo le ovvie differenze tra me e Minotauro. Tentare di trovare punti di incontro tra due spectre non solo era errato, ma rivelava una profonda incomprensione delle vere nature delle nostre esistenze. Noi, i prodotti di Angra Mainyu, incarnavamo aspetti diversi, ognuno un riflesso unico di un particolare aspetto della distruzione e del dominio. Una stella diversa nel cosmo oscuro guidava ciascuno di noi, dettando il percorso attraverso il quale avremmo esercitato la nostra influenza e annientato la realtà secondo i nostri disegni unici. Nonostante le differenze nei nostri metodi e obiettivi, eravamo uniti sotto lo stesso infausto stendardo: quello di essere spctre al servizio di Hades, entità destinate a sottomettere, a conquistare, a dominare.

    Considerare una distinzione tra di noi era non solo patetico ma dimostrava una limitazione di pensiero, una mancanza di capacità di comprendere la vastità e la profondità delle forze all'opera. Tali giudizi erano sintomo di menti ancorate a realtà troppo strette per ospitare l'immensità del nostro scopo. Rimasto solo nella vallata, il suono della mia risata folle riempiva l'aria, echeggiando tra le rovine del campo di battaglia che noi avevamo creato. Era una risata che non solo spezzava il silenzio della desolazione ma celebrava anche la mia indomita essenza e il mio ruolo immutabile nel grande schema delle cose. Quella risata era anche una liberazione, una dichiarazione che, nonostante le sfide, la mia missione continuava. Era un promemoria che, non importa quanto gli altri tentassero di definirmi o confinarmi con le loro limitate percezioni, io rimanevo un essere di potere incommensurabile, un'entità che non poteva essere semplicemente ridotta a una "macchia" o paragonata a qualsiasi altro. Ero Shai-Hulud, un'entità unica nella sua ferocia e nel suo destino, e questo scontro era solo un altro passo lungo il cammino eterno verso la dominazione assoluta del cosmo.

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    fisicamente | ustioni diffuse sul corpo, colpo alla testa e alla schiena per l'urto, ferite di media entità su addome e gambe, ustioni su gran parte del corpo e parte destra dell'addome completamente disintegrata
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    riassunto azioni | mi difendo come posso dal tuo ultimo attacco viste le condizioni fisiche in cui mi trovo. Ti ringrazio per il combattimento!

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