Il Festival di Iperione il Nero

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    iperione spadone {VIII} energia bluil festival di Iperione1

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    Magnus, conosciuto anche come Iperione il Nero, era un essere di grandezza cosmica, un titano che, al suo risveglio da un lungo letargo, sentiva il desiderio impellente di scuotere i fondamenti dell'universo stesso. Così, decise di fare qualcosa che riflettesse la sua statura mitica: organizzare un festival, ma non un semplice raduno o una celebrazione ordinaria. Questo sarebbe stato un festival di prova e di sfida, un evento che avrebbe risuonato attraverso i secoli e gli spazi infiniti. La natura stessa del festival era titanica: chiunque desiderasse mettersi alla prova contro Iperione il Nero aveva ora l'opportunità di farlo in una guerra senza fine, un campo di battaglia che superava ogni concetto terreno di competizione. Per rendere possibile questo evento straordinario, Magnus aveva richiesto l'assistenza di suo fratello, Giapeto, l'antico architetto delle profondità celesti, per aprire varchi tra i mondi, portali che si aprivano come occhi sull'infinito in ogni angolo del globo.

    Questi portali, ciascuno sorvegliato da un imponente guardiano di pietra, erano più di semplici passaggi: erano inviti, richiami per gli audaci, per gli arditi, per coloro che osavano sognare di fronteggiare un titano. Ogni guardiano, con la sua voce profonda e risonante, che sembrava scaturire dalle stesse pietre di cui era fatto, avvisava i partecipanti e li invitava a cimentarsi, a varcare la soglia dell'ignoto per testare il loro valore.

    "Oltre questo portale," proclamavano con tono solenne, "vi attende l'arena di Iperione. Entrate se avete il coraggio di sfidare l'eterno, di confrontarvi con il destino stesso. Ma siate avvertiti: ciò che troverete è al di là di ogni battaglia che abbiate mai immaginato."

    Il luogo scelto per l'evento non era un semplice spazio: era una dimensione creata appositamente da Giapeto, una realtà costruita per incarnare l'essenza della sfida e della prova, un'arena che rispecchiava il cuore stesso di Iperione. Era un mondo di paesaggi mozzafiato e terreni mutevoli, dove montagne potevano sorgere e crollare in un istante, dove i cieli danzavano con colori inimmaginabili e dove le leggi della fisica erano solo suggerimenti, modellate dalla volontà del titano. Il festival di Iperione era un richiamo a tutti coloro che, in ogni angolo dell'universo, cercavano la gloria, il confronto, la crescita attraverso la sfida. Non era una chiamata alla violenza gratuita, ma un invito a superare i propri limiti, a scoprire la propria vera forza di fronte all'immensità di un dio.

    E nel cuore di quell'arena senza tempo, Iperione attendeva, solitario e imponente, la figura centrale di un dramma che si stava per svolgere, un racconto di coraggio, di sfide e di scoperte, scritto nelle stelle. Era l'inizio di un'epopea, il battito d'ali di una farfalla cosmica che poteva scatenare tempeste in mondi lontani, un'odissea che nessuno avrebbe mai dimenticato. In quel dominio sospeso tra realtà e mito, una vasta arena di cenere e ombra si estendeva all'infinito, un paesaggio che sembrava echeggiare del silenzio dei mondi dimenticati. Al centro, immobile come una montagna antica, stava Iperione, il Titano del Sole, una figura tanto imponente quanto solitaria, avvolta in un'aura di potere indomabile.

    Il suo aspetto era quello di un guerriero divino, ma al tempo stesso portava in sé la gravità di un'entità che aveva attraversato le ere, testimone dell'ascesa e della caduta di innumerevoli civiltà. Il festival che aveva convocato era un esperimento audace, un invito aperto a tutti coloro che desideravano mettersi alla prova contro di lui. Ma non era un semplice test di forza o abilità; era una misura delle anime, un discernimento tra chi portava in sé la corruzione e chi, invece, era mosso da intenzioni pure, desideroso di preservare l'equilibrio e il mondo che Iperione aveva protetto per così tanto tempo.

    Guerrieri divini, entità cadute, esseri umani e inumani, tutti erano invitati a varcare la soglia dei portali che conducevano a quella dimensione creata appositamente per l'occasione. Ma il criterio di selezione era intransigente: chiunque fosse corrotto, chiunque portasse il seme della distruzione, sarebbe stato eliminato senza esitazione, divorato dalla cenere di quel mondo.

    E così, Iperione attendeva, una sentinella eterna in attesa di scoprire chi osasse sfidarlo, chi meritasse di essere considerato un alleato, e chi un nemico. Non erano necessarie parole; Gurthang avrebbe parlato per lui, la sua lama una dichiarazione di intenti, un giudice imparziale che avrebbe separato il grano dal loglio. Ogni scontro era un racconto a sé, un breve capitolo nell'epopea eterna del cosmo. Con ogni incontro, Iperione non solo misurava la forza dei suoi avversari, ma scrutava le profondità delle loro anime, cercando quella scintilla di luce, quel barlume di speranza che definiva gli alleati degni del suo fianco.

    narrato • "parlato"pensato| telepatia |
    casta Titani
    fisicamente a posto
    mentalmente desideroso di confrontarsi
    riassunto azioni Attendo il prossimo avversario

    Gurthang
    Iperione, il Titano del Sole e dei Cieli, incarna la personificazione del vero guerriero. La sua soma, uno spadone mastodontico, rappresenta integralmente l'essenza di ciò che lui stesso simboleggia. Iperione può manifestare fisicamente uno spadone colossale composto dallo stesso materiale della sua soma. Quest'arma imponente, dal design non convenzionale, si distingue per la sua grandezza e lo spessore fuori dal comune. Vista frontalmente, l'arma assume una forma triangolare, ampia alla base e si restringe verso l'estremità superiore, culminando in una punta affilata. Ciò che la rende unica è una cavità circolare situata a circa metà della sua lunghezza. L'impugnatura, straordinariamente lunga, conferisce una notevole manovrabilità, a patto che chi la maneggi ne possieda la forza sufficiente anche solo per sollevarla. La sezione dell'arma è spessa e dalla forma romboidale. Come la sua soma, l'arma è nera come la pece. La caratteristica cavità al centro dello spadone, quando Iperione intende evocare il suo potere massimo, si carica di vento solare, emanando l'aspetto di un sole in miniatura. Dal punto di vista pratico, Iperione può richiamare l'arma in qualsiasi momento e usarla per annientare i suoi nemici. La robustezza dello spadone, paragonabile a quella della sua soma, la consacra come una delle armi più potenti dell'universo. Il Titano, con maestria, può sfruttare lo spadone per orchestrare i suoi attacchi, lanciando fendenti di vento solare e dunamis che si propagano nell'aria, sottolineando la sua formidabile abilità nel combattimento cosmico.


    Ichor
    Essere un Titano comporta un'eredità divina, una dote che nessun altro può vantare. Il sangue di Iperione, al contrario del cremisi umano, assume varie sfumature di azzurro, oscillando tra il turchese e il blu scuro. La peculiarità di questo sangue divino risiede nella sua ricchezza di dunamis, un'energia cosmica che lo pervade. Ciò fa sì che il sangue di Iperione guarisca lentamente e costantemente le ferite di lieve entità. Che si tratti di tagli, ematomi o fratture, nel tempo queste scompaiono grazie al potere lenitivo del suo stesso sangue. Tuttavia, in combattimento, questa capacità non garantisce la guarigione di ferite gravi o invalidanti, a meno che non si attivi il suo potere attivo. In tal caso, amalgamando sia l'azione offensiva che difensiva, Iperione può concentrare una notevole quantità di dunamis nel suo sangue. Facendo ciò (un'abilità utilizzabile solo una volta in un duello), ha la possibilità di curare i danni fisici o eventuali stati alterati (come la perdita di sensi, problemi al sistema nervoso o avvelenamento). Oltre a ciò, l'Ichor conferisce a Iperione l'immortalità, facendo sì che ogni imperfezione fisica del suo corpo prima del risveglio svanisca con il tempo. Il suo sangue, inoltre, può essere impiegato per curare gli altri o dar vita a oggetti inanimati, trasformandoli in obbedienti servitori (only GdR). In questo modo, il potere di Iperione si estende oltre il campo di battaglia, influendo sulla vita e sulla creazione stessa.


    Vento Solare
    Iperione, nella sua veste di Dio del Sole, possiede la straordinaria abilità di richiamare a sé tutta la potenza di quell'astro che è fondamentale per la vita sulla terra. Il suo potere si concretizza nel richiamare o creare dal nulla il "potere di Helios", un vento solare in grado di spazzare via ogni cosa e di bruciare con una fiamma più intensa di qualsiasi altra. Questo potente dono divino si suddivide in due elementi distinti: aria e fuoco. Il controllo di Iperione sull'elemento vento è praticamente totale. Può richiamare grandi quantità di vento o manipolare quello già presente sul campo di battaglia, generando proiettili d'aria, potenti tornadi o esplosioni devastanti liberando aria compressa. La sua maestria nel controllo del vento gli permette di alterarne la pressione e la direzione, ma va oltre, variando anche la composizione dell'ossigeno nell'aria o generando fenomeni come l'evaporazione dei liquidi. La sua abilità con il vento estende anche la possibilità di simulare il volo sfruttando le correnti, utilizzare getti d'aria senza riuscire a raggiungere l'abilità piena, è inoltre possibile accelerare i movimenti senza poter mai raggiungere il potere espresso da chi possiede per esempio l'agilità straordinaria. D'altra parte, il controllo sull'elemento fuoco, seppur meno vasto rispetto al vento, merita rispetto. Attraverso la sua capacità, Iperione può innalzare la temperatura tramite l'espansione del suo cosmo, creando fiamme in varie forme, che esse siano fruste, proiettili o sfere. Ha la facoltà di avvolgersi di fiamme o infiammare la sua arma per eseguire attacchi ardenti. Pur non raggiungendo la stessa maestria del vento, non è raro vederlo creare sfere infuocate per annientare i suoi avversari. Entrambi gli elementi, essendo di tipo aeriforme, vantano una straordinaria duttilità e si distinguono per la loro manovrabilità eccezionale. A ciò si aggiunge la possibilità di combinare vento e fuoco per generare il Vento Solare, una fusione che offre spettacolari risultati. Iperione può così creare tornadi di vento che ustionano e fanno evaporare il sangue, lame di vento infuocate o sfere di fuoco che implodono, seminando distruzione per chilometri.


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    Il festival di Iperione il neropost 1

    Le giornate ad Asgard iniziavano a diventare monotone. Nadaghar aveva completato i suoi studi delle rune, avendo di fatto raggiunto il limite di conoscenze del proprio potere. Almeno questo era ciò che aveva appreso considerando la sua capacità cosmica, studiare era un ottimo modo per acquisire consapevolezza dei propri mezzi, nel bene e nel male.

    Era cosciente che nel mondo c'era sicuramente qualcuno più forte e capace di lui, dai suoi studi l'unico modo che un essere aveva per elevarsi ed elevare il proprio cosmo era quello di sfidare qualcuno più forte. Mettere alla prova se stessi per superare i propri limiti e, perchè no, anche solo per il gusto di farlo. In fondo gli asgardiani erano famosi proprio per la loro temerarietà, la loro ricerca della gloria e di accedere alle porte del Valhalla li portava dai tempi del mito a gettarsi a capofitto in imprese più grandi di loro.

    Dai racconti dei miti e delle leggende figuravano solo coloro che erano riusciti ad incidere il proprio nome nella storia, al contrario coloro che avevano fallito non comparivano sui testi. A meno che non fossero fallimenti degni di nota. Insomma le giornate dell'elfo oscuro continuavano, lui continuava ad apprendere a livello teorico nozioni sull'universo e sulle fazioni divine ma sentiva che per diventare più forte e accrescere le proprie capacità doveva spingere il suo corpo, la sua mente e anche il suo spirito oltre i limiti dello scibile.

    Da sempre era consapevole che la teoria era utile per il controllo del potere, ma mai per accrescerne la portata. Il conflitto che c'era tra teoria e pratica era armonizzato dalla sua duplice esperienza, come studioso in quei giorni e come guerriero nei giorni in cui militava tra le forze oscure delle matrone.

    "Che sapore ha la gloria?"

    Se lo chiedeva continuamente, aver risvegliato il cosmo era certamente un grande traguardo. Esso però non gli aveva ancora permesso di compiere grandi gesta. Non grandi in quanto entità ma in quanto memorabilità. Sembrava strano ma anche se era diventato uno dei Sacerdoti più rispettati del Regno sentiva la necessità di dimostrare di essere degno di quel ruolo.

    Molti non la pensavano così, ma la sua educazione ed il suo sangue drow non mentivano, questo pensiero era figlio di ciò che gli è stato inculcato sin da bambino. Essere ill migliore per spazzare via i nemici. Anche se aveva cambiato profondamente la sua natura oscura, in lui manteneva ancora questo senso di perfezionismo, doveva sempre dimostrare qualcosa a qualcuno. La maggior parte delle volte a se stesso.

    I pensieri si perdevano e si mischiavano alle immagini mentre l'elfo oscuro si trovava nella piazza centrale di Asgard osservare in lontananza l'imponente statua di Odino. Essa svettava sulla rupe posta dietro il palazzo del Celebrante. Era così evocativa, rappresentava tutta la gloria di Asgard.

    Essa era il simbolo del coraggio degli asgardiani, rappresentato dalla presa salda dell'impugnatura di Balmung, la spada del Padre degli dei. Fece un profondo respiro, sapeva che doveva pazientare, sicuramente ci sarebbero state grandi opportunità di dimostrare il proprio valore.

    Il cielo era di un azzurro particolarmente intenso a mezzogiorno, il sole scaldava così tanto da fargli quasi dimenticare di essere in uno dei posti più freddi di Midgard. La gente camminava intorno a lui, immobile, tutti presi dalla loro vita quotidiana. C'era chi lo salutava con rispetto, chi lo ignorava concentrato sulle proprie faccende.

    La piazza era gremita di gente per via del mercato, tutti i commercianti della città si erano raccolti insieme ad alcuni mercanti rifugiati in bancarelle lungo la via principale. Il flusso partiva dalle porte della città culminando nella piazza centrale, luogo di maggiore affluenza.

    Nadaghar era immobile al centro della piazza, completamente estraniato dalla realtà. Nel momento in cui aveva deciso di tornare a tuffarsi nella realtà quotidiana percepì la presenza di un cosmo. Esso abbracciava ogni cosa, come quel sole di mezzogiorno. La fonte non era molto distante da quel luogo.

    Non riusciva a riconoscere l'entità di quell'energia, sentiva nel cuore una sensazione di rassicurazione. Poteva fidarsi di quel cosmo. Era in qualche modo a lui familiare anche se non ne capiva la ragione.

    Si allontanò dall'affluenza generale per dirigersi verso la fonte. Si avventurò attraverso i vicoli della città, completamente deserti, lui era l'unico ad aggirarvisi.

    "Ma cosa? Una voce?"

    Man mano che si avvicinava alla fonte sentiva una voce far vibrare l'aria. Dapprima era solo un boato indistinto ma poi divenne sempre più chiaro, alle sue orecchie, quelle che stesse dicendo.

    «Oltre questo portale»

    Svoltò l'ultimo vicolo prima di trovarsi dinanzi ad una scena surreale. Un'enorme statua di pietra sorvegliava un portale dimensionale. Era uno dei pochi ad Asgard ad essere in grado di strappare il tessuto dello spazio-tempo, incuriosito si avvicinò, accorgendosi che la voce proveniva proprio da quell'imponente guardiano roccioso.

    «Vi attende l'arena di Iperione. Entrate se avete il coraggio di sfidare l'eterno, di confrontarvi con il destino stesso. Ma siate avvertiti: ciò che troverete è al di là di ogni battaglia che abbiate mai immaginato.»

    L'energia attorno al portale faceva vibrare l'aria. Nadaghar fu sorpreso di sentire quelle parole, esse avevano colpito dritto al suo cuore. Come se in quel momento le risposte ai suoi bisogni e i suoi quesiti fossero a portata di mano. Solo che..

    "Siamo proprio sicuri che non sia una trappola?"

    Si chiese prima di decidere se provare a chiudere o meno quel portale. La sicurezza di Asgard era sua responsabilità, in particolare quella del tessuto dimensionale. Prima di osservarlo, percepì con tutto il suo essere la natura di quel portale, era un cosmo che aveva già conosciuto e incontrato.

    "Giapeto.. ma quindi è veramente un passaggio per sfidare il mitico Iperione."

    Il nome di quel titano non passava inosservato ad Asgard, a maggior ragione alle orecchie di un drow. Non c'era bisogno di scomodare le scritture più antiche della biblioteca del sapere, era cosa rinomata tra gli elfi e gli elfi oscuri che fu proprio Iperione a crearli insieme a Freyr.

    Il debito di riconoscenza che loro dovevano a quell'entità era enorme. Allo stesso modo di Freyr, che veniva venerato perchè si prendeva cura di loro. Il mito di Iperione non era molto distante rispetto a quell del Vanir nel loro immaginario.

    "Sfidare uno dei più grandi campioni divini"

    Era un ottima opportunità per dimostrare il proprio valore, eppure c'era qualcosa che lo tratteneva. Sentiva nel proprio cuore il dubbio di essere all'altezza di quella sfida, il timore di essere talmente inferiore a quell'entità da tramutare l'opportunità di ottenere gloria e valore in quella di cadere in disonore e disgrazia. Finendo, come coloro che erano stati dimenticati dalle divinità e dagli uomini.

    "Forse dovrei aspettare di avere più potere.."

    Si chiese. Il dubbio lo stava logorando, esso proveniva dalla sua natura più oscura, quella che gli aveva impedito di trovare la sua missione e la sua casa. La stessa indecisione che lo aveva permeato durante il suo esilio, allungando la sua sofferenza.

    Dopo aver capito sulla sua pelle che quella non era una voce da ascoltare, si ricordò che era stato proprio nel momento in cui aveva deciso con coraggio di fare qualcosa che aveva realmente ottenuto risposta ai suoi desideri.

    Lo sguardo vacuo dell'elfo oscuro si tramutò in una sguardo pieno di determinazione. Osservava i mondi confluire al di là del portale dimensionale. Al centro vi era un'arena di cenere, da cui sentiva provenire la fonte di quel cosmo così rassicurante, ma allo stesso tempo bramoso di una sfida all'altezza.

    «Guardiano, sono pronto alla sfida!»

    Dichiarò con determinazione. Con quella frase non solo si stava annunciando, ma stava dando anche coraggio a se stesso. Richiamò il cosmo e, attraverso di esso, la sua armatura che accorse in pochi istanti rispondendo e adagiandosi alle sue membra.

    Le rune si illuminarono per un secondo dopo essersi incastrata completamente addosso a Nadaghar. Sentiva il cuore palpitare, l'emozione era tanta e si manifestava nel suo essere attraverso il classico nodo in gola. La sensazione che accompagnava ogni persona prima di fare qualcosa di molto rischioso e grande.

    Impugnò la sua spada e con decisione entrò all'interno del portale. Sentì l'energia di Giapeto spingerlo e trasportarlo. Decise di farsi guidare per atterrare dinanzi ad un paesaggio mozzafiato. Una fusione perfetta di tutti i biomi di cui era a conoscenza e oltre. Un crogiolo di ambienti conosciuti a sconosciuti al cui centro vi era un uomo dalla statura enorme.

    Uscì dal portale che lo aveva portato proprio dinanzi a lui. Immediatamente avvertì la presenza divina dietro l'uomo. Così come aveva provato con Giapeto molto tempo addietro, durante i suoi studi. Allo stesso modo percepì quell'energia imbrigliata dai limiti umani.

    Un uomo enorme, di carnagione mediterranea e dai colori caldi e i capelli fiammanti. Indossava la sua armatura, frutto di materiali di cui ancora conosceva troppo poco. In mano impugnava anch'egli una spada enorme dal quale proveniva una potenza inaudita.

    Una volta poggiato i piedi sul suolo Nadaghar si fermò, non voleva offendere il padrone di casa senza prima avere il permesso di cominciare la sfida. Voleva capire se egli lo riteneva degno o meno di partecipare a quel festival. Guardandosi brevemente intorno non vide nessun altro, sembrava essere l'unico ad aver accettato per ora.

    «Ben trovato sommo Iperione»

    Si annunciò facendo un piccolo inchino con la testa. Piantò la sua spada benedetta al terreno appoggiandosi con entrambe le mani sul pomolo del manico.

    «Ho udito il vostro messaggio. È per me un grande onore essere qui dinanzi a voi, colui che insieme a Freyr ha dato vita alla nostra specie.»

    La voce era salda, ma un leggero tremolio lasciava trapelare l'emozione che stava provando in quel momento.

    «Ho un grande debito di riconoscenza nei vostri confronti. Sono stato investito come Sacerdote runico di Asgard e vorrei partecipare alla sfida che avete lanciato.

    Sarebbe un onore per me dimostrare il mio valore agli dei e a voi. Sono costantemente alla ricerca della gloria per accedere al Valhalla. Se mi riterrete degno di affrontarvi.»


    Prima di concludere si presentò.

    «Il mio nome è Nadaghar, Sacerdote di Perth e Maestro delle Rune di Asgard.»

    In quel momento anche il cosmo di Heimdall racchiuso nella sua spada fremette, esso si manifestò attraverso un leggero strato di energia color perla. Simbolo della benedizione che aveva ricevuto.




    narrato • «parlato»"pensato"«parlato altrui»
    NOME Nadaghar Arabani
    CASTA Asgard
    ENERGIA Rossa
    ARMATURA Robe di Perth

    STATUS FISICO In forma
    STATUS MENTALE Emozionato
    STATUS ROBE Intatta e indossata

    RIASSUNTO AZIONI

    ABILITÀ

    RUNE MAGICHE

    Invenzione di Nadarghar che sul suo corpo ha inciso diverse rune attraverso un rituale magico che sfrutta le rune naniche e la conoscenza della magia del Drow. Come tatuaggi sul suo corpo all'interno di esse sono state catturate delle fonti magiche.

    Questo potere è il risultato di anni e anni di ricerche nei nove regni, entrando a contatto con le fonti di magia l'elfo oscuro ne ha studiato l'essenza e ha scoperto che esse, una volta racchiuse all'interno delle rune, sono in grado di risuonare e liberare il proprio potere grazie all'utilizzo del cosmo da parte del Sacerdote di Perth. Egli è infatti in grado di creare delle tecniche che emulano le caratteristiche delle fonti magiche catturate per rilasciarle all'interno delle tecniche che esegue.

    • Runa della scuola di Traslocazione

      In essa vi è racchiuso il potere di creare degli squarci nello spaziotempo. Si può emularne il potere e quindi ricreare gli squarci che possono essere utilizzati per viaggiarci all'interno e per provare a catturare nemici e/o i loro colpi. La capacità di assorbimento e di cattura è in relazione al divario energetico e alle energie del Drow nel momento del lancio.


    • Runa della scuola di Necromanzia

      In essa vi è racchiuso il potere di assorbire l'energia vitale degli avversari. In base alla forza impressa dal colpo si è in grado di dispendere la stessa quantità di energia vitale e cosmica dalle facoltà del nemico colpito. La capacità di assorbimento è in relazione al divario energetico e alle energie del Drow nel momento del lancio.


    • Runa della scuola di Ammaliamento

      In essa vi è racchiuso il potere di esercitare delle compulsioni sull'avversario. Grazie a queste scosse di energia mentale Nadaghar è in grado di provare ad imporre la propria volontà su quella della vittima. In base alla potenza dell'attacco e al divario energetico l'effetto può essere più o meno dominante della volontà nemica, fino, nel peggiore dei casi ad annientarla e soggiogarla completamente alla propria.


    • Runa della scuola di Illusione

      In essa vi è racchiuso il potere di indurre delle visioni, facendo entrare in contatto il proprio cosmo con i sensi avversari, o con il suo cosmo. Tramite questo contatto Nadaghar può generare delle visioni che alterano o sovrascrivono completamente la percezione che la vittima ha della realtà attraverso i suoi sensi.
      Questi assalti mentali inoltre hanno la capacità di emulare sensazioni che il nemico si convince di aver provato creando delle suggestioni in grado da ingannare il cervello e farsi credere di aver vissuto realmente quelle sensazioni. Questo si basa sul divario energetico e/o dalle energie del Drow al momento del lancio.


    • Runa della scuola delle Ombre

      La natura ingannevole delle ombre è contenuta all'interno della runa. Alterandole attraverso le proprie capacità e potenza cosmica, Nadaghar è in grado di emulare qualsiasi tipo di caratteristica ambientale (Immagini e suoni) con lo scopo di trarre in inganno e confondere la propria vittima.
      Nonostante si possano emulare le sensazioni umane come il dolore esse non sono in grado di arrecare alcun tipo di danno. In quanto esse sono solamente una proiezione dell'ambiente emulato.


    • Runa della scuola di Invocazione

      In essa vi è racchiuso il potere di invocare la forza, ovvero la capacità di rendere la propria mente una forza invisibile in grado di interagire fisicamente con la realtà. Si possono spostare oggetti o interagire con elementi della natura oltre che esercitare su di loro morse schiaccianti o indurre delle torsioni.
      Si è in grado di utilizzare quest'abilità non solo per contrapporre ad un corpo o energia nemica di matrice fisica ma anche di potenziare le proprie caratteristiche fisiche rendendole più imprevedibili o pericolose in termini di velocità e potenza.

    ITHILDIN

    La spada bastarda della cloth, rinominata Ithildin. L'impugnatura presenta un manico di pelle, alla base un pomo decorato di intarsi incisi nel ferro, rivestiti d'oro. L'elsa allo stesso modo decorata presenta un'impugnatura classica e bilanciata, adatta ad un guerriero che compie movimenti in combattimento. La lama di acciaio nanico si protrae fiera riflettendo la luce e alcune rune incise al di sopra.

    Essa è stata esposta alle radiazioni del Bifrost e ne ha catturato il potere del suo custode, questo le dona la capacità di fendere anche tutto ciò che è privo di una manifestazione fisica sui piani. In sostanza tutto ciò che è immateriale e si manifesta sul piano in cui si trova in quel momento Nadaghar. (Come ad esempio manifestazioni spirituali ed eteree)

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    iperione spadone {VIII} energia bluil festival di Iperione2
    Il sole splendeva alto nel cielo, un globo ardente che sembrava scrutare con attenzione l'immensa arena sottostante, un teatro creato dalla volontà di titani. Questo era il palcoscenico che Giapeto aveva modellato per suo fratello, un luogo destinato a ospitare una sfida senza precedenti, un crogiolo dove i destini potevano intrecciarsi e le volontà scontrarsi. Il suolo, un tappeto di sabbia infinita, risplendeva sotto i raggi solari, quasi ad invitare i coraggiosi, gli arditi, coloro che osavano sfidare il destino stesso. Iperione, l'architetto di questa prova, stava in attesa, la sua figura immensa e solitaria proiettava una lunga ombra, simbolo di potenza e invito.

    Non era un semplice gioco, né un capriccio divino. Iperione, custode di onore e lealtà, aveva lanciato la sua sfida nel cuore di un mondo che vacillava sull'orlo dell'abisso. La realtà, ferita e vacillante, aveva più che mai bisogno di eroi, di esseri capaci di elevarsi oltre la mediocrità, di lottare per un ideale più grande.

    Eppure, in quel momento, nella vastità di quell'arena, Iperione trovava un'eco della propria solitudine divina. La sua attenzione non era solo per gli dei o per le entità di potere smisurato; i mortali, con la loro fragile esistenza, attiravano il suo sguardo. C'era qualcosa di profondamente affascinante nella loro condizione, nel loro lottare quotidiano contro le avversità, nel loro impegno a proteggere ciò che amavano. Gli uomini, nelle loro battaglie, nei loro amori e sacrifici, riflettevano i paradigmi del titanico guardiano: Onore e Lealtà non erano solo parole vuote per lui, ma l'essenza stessa della sua esistenza, principi che bruciavano nel suo cuore come il sole stesso.

    Così, il Titano attendeva, una statua vivente del destino, pronta a testare la volontà di chiunque osasse attraversare il portale e affrontarlo. Era un momento di quiete prima della tempesta, un respiro sospeso nel tempo che attendeva di essere liberato.

    Nel cuore di quella immensa solitudine, il suo desiderio di vedere emergere qualcuno degno di affrontarlo non era una sfida lanciata nel vuoto. Era un invito, una chiamata che attraversava le dimensioni, raggiungendo chiunque avesse il coraggio di rispondere, di misurarsi contro la grandezza di un dio, di dimostrare che anche nel cuore della disperazione, la speranza e il coraggio potevano ancora fiorire. E così, sotto il cielo infuocato che sovrastava l'arena, Iperione attendeva, testimone immobile di un mondo in bilico, pronto a scoprire se tra i frammenti di una realtà in frantumi potesse ancora trovarsi la scintilla di un eroe, il bagliore di un'anima che, nonostante tutto, osava ancora sognare.

    Dal vortice di luce e ombra che costituiva il portale, un Elfo Oscuro fece il suo ingresso nell'immensa arena, il sole caldo e avvolgente di quel mondo diverso brillava sul suo aspetto fiero e altero. Si chiamava Nadaghar, un guerriero di Asgard, la cui presenza sembrava stridere e al contempo armonizzare con la vastità del deserto che lo accoglieva.

    Ricordava con affetto Odino e la sua genia, divinità venerate nel suo mondo, esseri di potere e saggezza con cui aveva condiviso tempo e battaglie. A Iperione, la menzione di queste divinità evocava un passato di alleanze e di parole mantenute, un passato in cui la parola data era un sigillo più forte di qualsiasi legame.

    "Sei il benvenuto, Nadaghar di Perth," dichiarò Iperione con una voce che risuonava con il peso di millenni, la sua figura titanica immersa nel calore del sole che sembrava essere una proiezione del suo stesso essere. "La tua gente avrà sempre un posto di riguardo nel cuore di Iperione il Nero. E ricordo con una certa nostalgia il tempo trascorso insieme a Freyr."

    Era un saluto che conteneva secoli di storie, un riconoscimento di legami antichi e rispetto mutuo. Iperione invitò l'Elfo a avvicinarsi, la sua richiesta era più un'accoglienza che un comando, un invito tra guerrieri di provare le proprie forze in un contesto di rispetto e di sfida.

    Il suo sguardo, penetrante e scrutatore, si posò non tanto sui tratti distintivi dell'Elfo, la sua pelle oscura, i suoi lineamenti aggraziati, quanto sull'arma che portava. Una spada di pregevole fattura pendeva al fianco di Nadaghar, una lama che raccontava di battaglie e onore, di maestria nella forgiatura e nell'uso. Era un'arma che non soltanto denotava la natura guerresca di chi aveva di fronte, ma parlava anche di una storia, di una cultura, di un popolo.

    "La tua spada," commentò Iperione, la sua voce ricca di un interesse autentico e profondo, "parla di molte battaglie, di molti onori. Raccontami, guerriero di Asgard, quali storie si nascondono dietro il suo acciaio, quali verità custodisce la tua lama?"

    Nel cuore dell'arena, sotto l'occhio vigilante del sole, si dispiegava un incontro che era più di una semplice sfida fisica. Era uno scambio di culture, di storie, di valori che attraversavano le dimensioni. In quel luogo, creato dalla volontà di titani, Nadaghar, l'Elfo Oscuro, e Iperione, il Titanico Guardiano del Sole, si trovavano non soltanto come avversari ma come rappresentanti di mondi diversi, uniti dalla comune ricerca di onore, dalla lealtà e dalla promessa di una battaglia ricordata non per l'esito, ma per il valore e il coraggio mostrati.

    Iperione, il titano avvolto nella luce del sole, si fermò, la sua immensa figura ergersi come un faro nel cuore dell'arena. I suoi occhi, due pozze di fuoco celeste, si posarono sull'Elfo Oscuro con un'intensità che sembrava scrutare l'anima stessa di Nadaghar. Con la maestà di chi ha visto l'alba dei tempi, il titano offrì all'asgardiano l'opportunità di iniziare la sfida, un gesto che parlava di rispetto e di riconoscimento della forza dell'avversario.

    "Saranno le tue gesta a raccontare la storia di quella spada," disse Iperione, la sua voce un tuono placido che risuonava nell'aria carica di tensione. "Mostrami la forza che si cela nel tuo cuore, guerriero di Asgard. Lascia che sia il tuo coraggio a guidare la tua mano."

    Con quelle parole, il titano aveva posto il campo della sfida non solo come una prova di forza fisica, ma come un racconto vivo, una narrazione che avrebbe cantato le lodi di coraggio, onore e abilità. Era un invito a Nadaghar a tessere con la sua lama una storia che sarebbe stata ricordata nei canti degli dei e nei sussurri delle stelle.

    Nadaghar, l'Elfo Oscuro, annuì con solennità, consapevole del peso e del privilegio di tale invito. Con un movimento fluido e sicuro, estrasse la spada, la lama brillando di una luce propria sotto il sole implacabile dell'arena. Era una spada che aveva visto innumerevoli battaglie, che aveva bevuto il sangue di nemici e cantato canzoni di vittoria e dolore. Ora, quella stessa lama era pronta a raccontare una nuova storia, a intrecciare il suo destino con quello del Titanico Guardiano del Sole.

    Con un grido di battaglia che sembrava echeggiare con le voci di Asgard, Nadaghar si lanciò verso Iperione, la spada pronta a tracciare archi di morte e gloria. Era un attacco che portava in sé tutta la furia e l'abilità di un guerriero nato dalle leggende, un assalto tempestoso che avrebbe messo alla prova persino un dio.

    E così iniziò la danza della battaglia, un duello che era più di un semplice scontro fisico. Era una danza di voleri, una collisione di paradigmi, un incontro di storie che si intrecciavano nel cuore pulsante del Multiverso. Ogni fendente, ogni parata, ogni movimento di Nadaghar e Iperione non era solo una prova di forza, ma un capitolo di una narrazione epica che avrebbe risuonato attraverso i secoli.

    In quella vasta arena, sotto lo sguardo immutabile del sole, due guerrieri, due leggende, scrivevano insieme una storia di coraggio e sfida, un racconto di divinità e mortali, di onore e lealtà, di battaglie che trascendevano il semplice confronto per diventare simbolo di qualcosa di molto più grande: la perpetua ricerca dell'essere per il proprio posto nell'universo, per il significato nel vasto, insondabile disegno del cosmo.

    narrato • "parlato"pensato| telepatia |
    casta Titani
    fisicamente a posto
    mentalmente desideroso di vedere chi è Nadaghar
    riassunto azioni A lei la prima mossa signore

    Gurthang
    Iperione, il Titano del Sole e dei Cieli, incarna la personificazione del vero guerriero. La sua soma, uno spadone mastodontico, rappresenta integralmente l'essenza di ciò che lui stesso simboleggia. Iperione può manifestare fisicamente uno spadone colossale composto dallo stesso materiale della sua soma. Quest'arma imponente, dal design non convenzionale, si distingue per la sua grandezza e lo spessore fuori dal comune. Vista frontalmente, l'arma assume una forma triangolare, ampia alla base e si restringe verso l'estremità superiore, culminando in una punta affilata. Ciò che la rende unica è una cavità circolare situata a circa metà della sua lunghezza. L'impugnatura, straordinariamente lunga, conferisce una notevole manovrabilità, a patto che chi la maneggi ne possieda la forza sufficiente anche solo per sollevarla. La sezione dell'arma è spessa e dalla forma romboidale. Come la sua soma, l'arma è nera come la pece. La caratteristica cavità al centro dello spadone, quando Iperione intende evocare il suo potere massimo, si carica di vento solare, emanando l'aspetto di un sole in miniatura. Dal punto di vista pratico, Iperione può richiamare l'arma in qualsiasi momento e usarla per annientare i suoi nemici. La robustezza dello spadone, paragonabile a quella della sua soma, la consacra come una delle armi più potenti dell'universo. Il Titano, con maestria, può sfruttare lo spadone per orchestrare i suoi attacchi, lanciando fendenti di vento solare e dunamis che si propagano nell'aria, sottolineando la sua formidabile abilità nel combattimento cosmico.


    Ichor
    Essere un Titano comporta un'eredità divina, una dote che nessun altro può vantare. Il sangue di Iperione, al contrario del cremisi umano, assume varie sfumature di azzurro, oscillando tra il turchese e il blu scuro. La peculiarità di questo sangue divino risiede nella sua ricchezza di dunamis, un'energia cosmica che lo pervade. Ciò fa sì che il sangue di Iperione guarisca lentamente e costantemente le ferite di lieve entità. Che si tratti di tagli, ematomi o fratture, nel tempo queste scompaiono grazie al potere lenitivo del suo stesso sangue. Tuttavia, in combattimento, questa capacità non garantisce la guarigione di ferite gravi o invalidanti, a meno che non si attivi il suo potere attivo. In tal caso, amalgamando sia l'azione offensiva che difensiva, Iperione può concentrare una notevole quantità di dunamis nel suo sangue. Facendo ciò (un'abilità utilizzabile solo una volta in un duello), ha la possibilità di curare i danni fisici o eventuali stati alterati (come la perdita di sensi, problemi al sistema nervoso o avvelenamento). Oltre a ciò, l'Ichor conferisce a Iperione l'immortalità, facendo sì che ogni imperfezione fisica del suo corpo prima del risveglio svanisca con il tempo. Il suo sangue, inoltre, può essere impiegato per curare gli altri o dar vita a oggetti inanimati, trasformandoli in obbedienti servitori (only GdR). In questo modo, il potere di Iperione si estende oltre il campo di battaglia, influendo sulla vita e sulla creazione stessa.


    Vento Solare
    Iperione, nella sua veste di Dio del Sole, possiede la straordinaria abilità di richiamare a sé tutta la potenza di quell'astro che è fondamentale per la vita sulla terra. Il suo potere si concretizza nel richiamare o creare dal nulla il "potere di Helios", un vento solare in grado di spazzare via ogni cosa e di bruciare con una fiamma più intensa di qualsiasi altra. Questo potente dono divino si suddivide in due elementi distinti: aria e fuoco. Il controllo di Iperione sull'elemento vento è praticamente totale. Può richiamare grandi quantità di vento o manipolare quello già presente sul campo di battaglia, generando proiettili d'aria, potenti tornadi o esplosioni devastanti liberando aria compressa. La sua maestria nel controllo del vento gli permette di alterarne la pressione e la direzione, ma va oltre, variando anche la composizione dell'ossigeno nell'aria o generando fenomeni come l'evaporazione dei liquidi. La sua abilità con il vento estende anche la possibilità di simulare il volo sfruttando le correnti, utilizzare getti d'aria senza riuscire a raggiungere l'abilità piena, è inoltre possibile accelerare i movimenti senza poter mai raggiungere il potere espresso da chi possiede per esempio l'agilità straordinaria. D'altra parte, il controllo sull'elemento fuoco, seppur meno vasto rispetto al vento, merita rispetto. Attraverso la sua capacità, Iperione può innalzare la temperatura tramite l'espansione del suo cosmo, creando fiamme in varie forme, che esse siano fruste, proiettili o sfere. Ha la facoltà di avvolgersi di fiamme o infiammare la sua arma per eseguire attacchi ardenti. Pur non raggiungendo la stessa maestria del vento, non è raro vederlo creare sfere infuocate per annientare i suoi avversari. Entrambi gli elementi, essendo di tipo aeriforme, vantano una straordinaria duttilità e si distinguono per la loro manovrabilità eccezionale. A ciò si aggiunge la possibilità di combinare vento e fuoco per generare il Vento Solare, una fusione che offre spettacolari risultati. Iperione può così creare tornadi di vento che ustionano e fanno evaporare il sangue, lame di vento infuocate o sfere di fuoco che implodono, seminando distruzione per chilometri.


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    Il festival di Iperione il neropost 2

    Gli sguardi dei due guerrieri si incrociarono, così diversi eppure così simili. Le iridi color cremisi si mischiarono a quelle cerulee del titano. Si studiavano. L'elfo oscuro cercava nel cuore del Titano il coraggio per fare quello che avrebbe fatto.

    Essere in quel momento lì davanti a lui era già un grande risultato per quello che reputava per se. Il sole batteva cocente sopra le loro teste, simbolo indistinto del Nero, la pianura su cui vi trovavano in quel momento era completamente silenziosa. Solamente una leggera brezza soffiava verso est, un vento rinfrescante che scuoteva i capelli albini del Sacerdote runico.

    La temperatura era perfetta, nè troppo calda, nè troppo fredda. Il giusto per concentrarsi sulla battaglia e sullo scontro, mossa su mossa, colpo su colpo. Non dovette attendere molto prima che il signore del sole rispondesse alla sua chiamata.

    «Sei il benvenuto, Nadaghar di Perth, La tua gente avrà sempre un posto di riguardo nel cuore di Iperione il Nero. E ricordo con una certa nostalgia il tempo trascorso insieme a Freyr.»

    Fu contento di ascoltare quelle parole. La prima reazione ad esse fu fare un piccolo inchino con la testa in segno di rispetto. Diversamente da Giapeto sembrava che Iperione fosse più consapevole dei suoi ricordi. I legami tra le loro razze erano profondi e radicati nel tempo, probabilmente lo stesso Titano era a conoscenza dei più reconditi segreti degli elfi. Anche se gli sarebbe piaciuto fargli qualche domanda, Nadaghar non era lì per quel motivo.

    Sentiva lo sguardo penetrante del Nero scrutarlo a fondo, voleva controllare se il suo cuore fosse sincero. Tutto si poteva dire dell'elfo oscuro in quel momento tranne che non fosse sincero. Il suo cuore iniziò a battere all'impazzata al solo udire quelle parole di benvenuto. Faceva fatica a contenere l'adrenalina che iniziava ad accumularsi in lui.

    «La tua spada, parla di molte battaglie, di molti onori. Raccontami, guerriero di Asgard, quali storie si nascondono dietro il suo acciaio, quali verità custodisce la tua lama?»

    Si accorse del cosmo peculiare emerso dalla sua lama, reminescenze di un passato remoto che emergevano come correnti dal fondo dell'oceano.

    «Iperione il Nero le tue parole mi onorano. Questa lama appartiene da tempo alla Robe di Perth, benedetta da Heimdall in persona, da me ribatezzata come Ithildin. Nella lingua comune Scintilla di Luna.»

    Le sue storie e verità sono a me ancora celate, in essa sento però la benedizione del guardiano del Bifrost. Ho l'onore di indossarla e tramite le mie gesta rendergli onore. Cosa che intendo fare quest'oggi.

    Le parole dell'elfo risuonavano nel silenzio di quel mondo fuori dalle dimensioni, ma allo stesso tempo così reale. Le sue forme si mischiavano come cicli di mondi fusi attraverso la magia in un unico pezzo riforgiato. Essere dinanzi al titano progenitore della sua razza era una grande emozione che doveva però controllare, cercava dentro di sè il coraggio per sollevare la mano contro il Nero. Era all'altezza della sfida? Oppure sarebbe stato sconfitto e dimenticato ?

    «Saranno le tue gesta a raccontare la storia di quella spada, Mostrami la forza che si cela nel tuo cuore, guerriero di Asgard. Lascia che sia il tuo coraggio a guidare la tua mano.»

    Quindi era di questo che era in cerca il sommo signore del sole? Del vero coraggio che si celava nel cuore degli asgardiani. Quel sentimento in grado di risvegliare il torpore di cui erano affetti i titani, come aveva compreso dal suo incontro con il signore dello spazio, essi erano soggetti a diverse limitazioni per via del loro tramite umano.

    "Se questo scontro dovesse servire ad aiutare il Nero a risvegliare e a ritornare al suo originario potere, sarò ben lieto di aiutarlo ma.."

    Un moto di orgoglio scosse il suo cuore

    "Io dimostrerò il mio valore. Di certo lui si aspetta di vedere di che pasta sono fatti i guerrieri asgardiani. Noi abbiamo il guerriero luminoso, e io quest'oggi devo essere come lui. Non ho altra scelta."

    Ripensava a cosa gli aveva salvato la vita. La sua mente andò al momento in cui aveva incontrato il guerriero luminoso, che lo aveva risvegliato dal torpore delle tenebre accompagnandolo fino a diventare un cavaliere, il maestro delle rune di Asgard.

    Inizialmente si limitò ad annuire all'affermazione del padrone di casa. Per poi rispondere

    «Sono venuto qui per questo. Dimostrerò il mio valore dinanzi agli occhi degli dei, sono qui per riempire il mio essere della gloria della battaglia e meritare il posto che mi spetta nel Valhalla quando sarà il mio momento!»

    A quelle parole il titano estrasse la sua spada, la leggendaria Gurthang, che gli permetteva di veicolare il suo terrificante potere al meglio. Dagli scritti che aveva studiato si diceva che Iperione fosse in grado di controllare il Vento come nessun altro, donandogli le proprietà divine del sole.

    "Sarà in grado di utilizzare quel terrificante potere nonostante le sue limitazioni? Di questo non devo preoccuparmene, devo solo dare il massimo."

    Si faceva coraggio mentre osservava la figura imponente del suo sfidante stagliarsi dinanzi a lui dopo avergli concesso la gentilezza della prima mossa. Una cosa non scontata considerando l'entità che aveva di fronte. Dai tempi del mito egli era portatore dei valori quali l'onore e la lealtà. Quelle azioni non facevano altro che dimostrare quanto quegli scritti rendevano solo una parte della nobiltà di cui il titano era pregno.

    «E sia. È giunto il tempo della forza e del coraggio»



    Disse ad alta voce al titano. Rimase con le mani giunte sull'impugnatura della sua spada. Trovò dentro di sè la forza per richiamare il cosmo che gli avrebbe permesso di rivaleggiare contro una tale divinità. Il silenzio riempì il campo di battaglia per qualche istante prima di emanare un grande boato energetico. La pianura e i fili d'erba su cui si poggiava furono scossi da una possente energia azzurrognola.

    Aveva deciso di richiamare e far fluire a pieno il suo potere cosmico e trasmettere al suo avversario che non era uno sfidante da sottovalutare. Il cosmo fece tremare la terra direttamente al di sotto di loro, l'energia delle stelle inizialmente circondò il suo corpo per poi espandersi intorno a lui attraverso delle radiazioni energetiche.

    La massa cosmica crepitava nel pieno del suo potere manifestando delle leggere scariche di energia che attraversavano il suo corpo per abbattersi al suolo. I sassi furono sollevati in aria e schiacciati da quella pressione frantumandosi in piccoli pezzi.

    «Sono venuto qui per dimostrare il mio valore, darò tutto me stesso si prepari! Questo è la forza, l'abilità e la forza di cui è dotato un vero asgardiano!»

    Dopo quelle parole sollevò la sua spada da terra impugnandola con entrambe le mani per assumere una posizione di carica, portò la spada all'altezza del viso mentre si appoggiava sul ginocchio sinistro allungando la gamba destra all'indietro per assumere una posizione di equilibrio e di attacco.

    Non era solito assumere una posizione così offensiva, di solito Nadaghar preferiva combattere impugnando Ithildin con una sola mano e tenersi una mano libera per fare altre azioni utili a supportare eventuali strategie. Da molto tempo a questa parte però aveva controllato il potere delle rune al meglio, non era necessario tenere una mano libera per poterle utilizzare.

    L'energia aveva completamente circondato il suo corpo, le sue iridi che normalmente apparivano di color cremisi si erano impregnate del potere del suo cosmo mischiandosi con l'azzurro della sua manifestazione.

    Solamente a quel punto, quando sentiva il pieno del suo potere scorrergli attraverso. Ebbro di quella forza decise di dare il via allo scontro, senza dire una parola, ma facendo parlare la sua abilità e i fatti al posto suo. Chiacchiere se n'erano fatte fin troppe per i suoi gusti.

    Sbattè il piede sinistro a terra per richiamare l'attenzione del titano e attivare il potere della runa delle ombre. A partire dalla sua figura avrebbe ricoperto l'area intera dell'oscurità permeante nel profondo sottosuolo, luogo in cui era cresciuto. Quella mossa aveva lo scopo di celare la sua offensiva, sarebbe stato troppo facile difendersi dall'attacco che avrebbe portato a segno con una posizione così esposta.

    Nel momento in cui l'oscurità avrebbe ricoperto ogni cosa, lui compreso, avrebbe fatto unò scatto in avanti portandosi a circa una decina di metri dal suo sfidante per arrestare la corsa dando una spallata all'aria. Con quella spallata avrebbe rilasciato il potere del suo cosmo grezzo come un'onda energetica proiettata in direzione del titano.

    Lo scopo di quel flutto cosmico era quello di aprire le difese del titano portarlo ad assumere una posizione scomposta delle braccia e provare ad intaccare la presa che aveva su Gurthang.

    A quel punto avrebbe affondato con l'attacco principale. Ruotando la sua spada dal basso verso l'alto in un movimento circolare, avrebbe compiuto un movimento a mezzaluna per generare un fendente cosmico pregno della runa necromantica.

    Tale fendente sarebbe stato direzionato verso l'impugnatura della spada facendogli assumere una traiettoria trasversale grazie ad un leggero spostamento da destra verso sinistra. Lo scopo di quel fendente era provare ad impattare le mani e l'impugnatura e sfruttando la spallata cosmica atta a destabilizzare la posizione dell'avversario danneggiare la mano con cui veniva impugnata provando a disarmarlo e sbalzare la lama lontano dalla loro posizione alle spalle del titano.

    Il battito del suo cuore accellerato ricordava il suono dei tamburi che preannunciavano un epica battaglia. Quella in cui avrebbe dato tutto sè stesso.



    narrato • «parlato»"pensato"«parlato altrui»
    NOME Nadaghar Arabani
    CASTA Asgard
    ENERGIA Rossa
    ARMATURA Robe di Perth

    STATUS FISICO In forma
    STATUS MENTALE Emozionato e concentrato sulla battaglia
    STATUS ROBE Intatta e indossata

    RIASSUNTO AZIONI

    Richiamo un po' di potere cosmico per fare un po' di scena, dopodichè assumo una posizione da battaglia offensiva impugnando Ithildin con entrambe le mani. Sbatto il piede sinistro attivando la runa delle ombre e la tecnica Oscurità [Azione supporto] allo scopo di ricoprire tutto con l'oscurità del sottosuolo. Lo scopo è quello di celare i miei movimenti e la mia offensiva alla vista.

    Dopodichè faccio uno scatto in avanti per portarmi ad una decina di metri da te. Arresto la corsa dando una spallata all'aria per rilasciare un'ondata di energia cosmica grezza proiettata verso di te [Attacco debole].

    Lo scopo è quello di aprirti le difese, scomporti e farti perdere la presa salda su Gurthang. Poi con un movimento circolare dal basso verso l'alto e da destra verso sinistra lancio un fendente in direzione dell'impugnatura dell'arma per provare a colpire la mano e l'impugnatura stessa [Attacco forte]. Lo scopo è quello di ferirti e provare a disarmarti sbalzando l'arma verso l'alto per farla finire alle tue spalle.


    ABILITÀ

    RUNE MAGICHE

    Invenzione di Nadarghar che sul suo corpo ha inciso diverse rune attraverso un rituale magico che sfrutta le rune naniche e la conoscenza della magia del Drow. Come tatuaggi sul suo corpo all'interno di esse sono state catturate delle fonti magiche.

    Questo potere è il risultato di anni e anni di ricerche nei nove regni, entrando a contatto con le fonti di magia l'elfo oscuro ne ha studiato l'essenza e ha scoperto che esse, una volta racchiuse all'interno delle rune, sono in grado di risuonare e liberare il proprio potere grazie all'utilizzo del cosmo da parte del Sacerdote di Perth. Egli è infatti in grado di creare delle tecniche che emulano le caratteristiche delle fonti magiche catturate per rilasciarle all'interno delle tecniche che esegue.

    • Runa della scuola di Traslocazione

      In essa vi è racchiuso il potere di creare degli squarci nello spaziotempo. Si può emularne il potere e quindi ricreare gli squarci che possono essere utilizzati per viaggiarci all'interno e per provare a catturare nemici e/o i loro colpi. La capacità di assorbimento e di cattura è in relazione al divario energetico e alle energie del Drow nel momento del lancio.


    • Runa della scuola di Necromanzia

      In essa vi è racchiuso il potere di assorbire l'energia vitale degli avversari. In base alla forza impressa dal colpo si è in grado di dispendere la stessa quantità di energia vitale e cosmica dalle facoltà del nemico colpito. La capacità di assorbimento è in relazione al divario energetico e alle energie del Drow nel momento del lancio.


    • Runa della scuola di Ammaliamento

      In essa vi è racchiuso il potere di esercitare delle compulsioni sull'avversario. Grazie a queste scosse di energia mentale Nadaghar è in grado di provare ad imporre la propria volontà su quella della vittima. In base alla potenza dell'attacco e al divario energetico l'effetto può essere più o meno dominante della volontà nemica, fino, nel peggiore dei casi ad annientarla e soggiogarla completamente alla propria.


    • Runa della scuola di Illusione

      In essa vi è racchiuso il potere di indurre delle visioni, facendo entrare in contatto il proprio cosmo con i sensi avversari, o con il suo cosmo. Tramite questo contatto Nadaghar può generare delle visioni che alterano o sovrascrivono completamente la percezione che la vittima ha della realtà attraverso i suoi sensi.
      Questi assalti mentali inoltre hanno la capacità di emulare sensazioni che il nemico si convince di aver provato creando delle suggestioni in grado da ingannare il cervello e farsi credere di aver vissuto realmente quelle sensazioni. Questo si basa sul divario energetico e/o dalle energie del Drow al momento del lancio.


    • Runa della scuola delle Ombre

      La natura ingannevole delle ombre è contenuta all'interno della runa. Alterandole attraverso le proprie capacità e potenza cosmica, Nadaghar è in grado di emulare qualsiasi tipo di caratteristica ambientale (Immagini e suoni) con lo scopo di trarre in inganno e confondere la propria vittima.
      Nonostante si possano emulare le sensazioni umane come il dolore esse non sono in grado di arrecare alcun tipo di danno. In quanto esse sono solamente una proiezione dell'ambiente emulato.


    • Runa della scuola di Invocazione

      In essa vi è racchiuso il potere di invocare la forza, ovvero la capacità di rendere la propria mente una forza invisibile in grado di interagire fisicamente con la realtà. Si possono spostare oggetti o interagire con elementi della natura oltre che esercitare su di loro morse schiaccianti o indurre delle torsioni.
      Si è in grado di utilizzare quest'abilità non solo per contrapporre ad un corpo o energia nemica di matrice fisica ma anche di potenziare le proprie caratteristiche fisiche rendendole più imprevedibili o pericolose in termini di velocità e potenza.

    ITHILDIN

    La spada bastarda della cloth, rinominata Ithildin. L'impugnatura presenta un manico di pelle, alla base un pomo decorato di intarsi incisi nel ferro, rivestiti d'oro. L'elsa allo stesso modo decorata presenta un'impugnatura classica e bilanciata, adatta ad un guerriero che compie movimenti in combattimento. La lama di acciaio nanico si protrae fiera riflettendo la luce e alcune rune incise al di sopra.

    Essa è stata esposta alle radiazioni del Bifrost e ne ha catturato il potere del suo custode, questo le dona la capacità di fendere anche tutto ciò che è privo di una manifestazione fisica sui piani. In sostanza tutto ciò che è immateriale e si manifesta sul piano in cui si trova in quel momento Nadaghar. (Come ad esempio manifestazioni spirituali ed eteree)

    TECNICHE

    Oscurità
    ⟡ Runa delle ombre ⟡
    Maestri dell'ombra gli elfi oscuri da sempre vengono addestrati nell'arte dell'assassinio. Cogliere di sorpresa un nemico o un amico è uno delle caratteristiche più pericolose di un drow. Nadaghar tramite il proprio cosmo è in grado di influenzare l'ambiente in modo da sovrascriverne le caratteristiche. Può quindi emulare gli anfratti più tetri del sottosuolo allo scopo di confondere i sensi dell'avversario e occultare la propria presenza. Il tutto in rapporto al divario energetico.


    Luna crescente
    ⟡ Spada + Runa di Necromanzia ⟡
    La manipolazione della runa della Necromanzia può estendersi fino a dare alla proprietà al proprio cosmo di assorbire la vita. Ciò che ha ispirato questa tecnica è stata la prima volta in cui Nadaghar ,arrivato in superficie, ha visto la luna. La mezzaluna lo aveva affascinato e così egli può darne la stessa forma al suo cosmo. Lanciando delle mezzalune di cosmo in direzione dell'avversario esse saranno in grado di esplodere per generare non solo danno a deflagrazione cosmica ma anche di disperdere energia vitale dell'avversario.

    Le mezzelune possono essere generate infondendole direttamente nel proprio cosmo oppure infondendo la spada.


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    iperione spadone {VIII} energia bluil festival di Iperione3
    Iperione il Nero stava lì, immobile come una statua scura contro il cielo tumultuoso, osservando il suo avversario. Assorbiva ogni parola, ogni gesto, lasciando che il significato si intrecciasse con i suoi pensieri più profondi. Le leggende di Asgard non gli erano estranee; conosceva le divinità di quel pantheon, creature di onore immortale e ideali che rispecchiavano in qualche modo i suoi stessi paradigmi.

    Analizzava l'avversario con una cura quasi cerimoniale, esplorando l'aura cosmica che lo avvolgeva e valutando la portata del guerriero di fronte a lui. Questo scontro, ne era certo, sarebbe stato un dono reciproco, un'opportunità di crescita e di scoperta che valeva più di mille vittorie vuote. Così, in quel momento sospeso nel tempo, Iperione restò fermo, radunando ogni senso a sua disposizione. Ma mentre il tempo sembrava fermarsi per lui, il suo avversario non esitava a muovere la prima, decisiva mossa.

    Con un movimento rapido, l'avversario piantò il piede sulla terra, e l'oscurità si riversò come un'onda su di loro, avvolgendo l'area in una vasta notte. "Cominciamo bene", pensò Iperione il Nero, un titano la cui memoria era un labirinto di secoli e segreti. L'approccio ponderato dell'Asgardiano era per lui un segno positivo; non era l'assalto bramoso di chi cerca solo la gloria del combattimento.

    Nel corso dei secoli, Iperione aveva lottato in condizioni di notevole svantaggio fisico. Anche se non tutti i suoi ricordi erano accessibili, ricordava nitidamente il giorno in cui aveva sconfitto e imprigionato Atavaka. Ma di fronte a lui non si trovava un daeva malvagio, bensì un guerriero in cerca di un confronto onesto, un duello di principi tanto quanto di spade. Era una battaglia diversa da quelle del passato, un gioco di ombre e luci dove l'onore brillava al chiaro di luna.

    In quel momento, Iperione il Nero aguzzò ogni senso a sua disposizione, con un'attenzione particolare rivolta alla percezione cosmica che pulsava attorno a loro. Ciò che seguì fu un balletto notturno di intenzioni e forze: passi che si avvicinavano, un'onda di energia cosmica che lo colpì, non con la forza devastante di un temporale, ma abbastanza potente da cercare di spingerlo indietro.

    Con abile maestria, Iperione convocò il suo controllo sui venti, un trucco antico quanto i cieli stessi, per mantenere saldo il suo equilibrio. Fu solo nell'ultimo, frettoloso istante che notò - troppo tardi per schivare - una mezzaluna di energia che si abbatté sulla sua mano, mirando a strappargli dalla presa il fido Gurthang.

    "Tattica interessante," commentò Iperione, la sua voce profonda tinteggiata di un rispetto sincero per il guerriero che aveva di fronte. "Ma dobbiamo sicuramente lavorare su alcuni dettagli," concluse, le parole come una sfida lanciata sotto il manto stellato, mentre si preparava a lanciare il suo contrattacco.

    La ferita inflitta non riuscì a penetrare la resistente Soma di Iperione, ma dispersero abbastanza del suo potere vitale da causare una contusione sulla mano — un danno fastidioso, ma non debilitante. Mentre Gurthang veniva scagliata in alto, esattamente come l'avversario aveva pianificato, Iperione avanzò verso il luogo da cui emanava l'aura cosmica del nemico, pronto a contrattaccare.

    Gurthang svanì, richiamata all'interno della sua Soma, e al suo posto, Iperione scatenò un fendente di vento solare. Non mirava a ferire direttamente l'avversario, bensì il terreno sotto i suoi piedi. La lama di vento, in un colpo orizzontale maestoso, si abbatté sul suolo con l'intento di propagare il suo potere distruttivo. Il vero scopo di Iperione non era ferire, ma sconvolgere, creare un disordine tale che il guerriero nemico perdesse l'equilibrio, confuso e sorpreso dalla terra che si sgretolava sotto di lui.

    Con un'espansione del proprio cosmo, Iperione pianificò di scatenare correnti di vento alle spalle di dove riteneva fosse posizionato il suo avversario. Queste lame di vento avrebbero creato una pressione tale da spingere il guerriero verso di lui, preparando il terreno per il vero attacco.

    Poi, in un movimento rapido e calcolato, Iperione scattò verso destra. Gurthang riemerse nella sua mano sinistra, come evocata da un incantesimo antico e dimenticato. Con un preciso fendente orizzontale all'altezza dello stomaco, mirò al punto dove sentiva la presenza cosmica del suo avversario.

    Se Gurthang avesse trovato il suo bersaglio, il danno non sarebbe stato limitato al solo impatto della lama. Avvolto attorno al metallo, un turbine di vento si scatenava con la forza di un tornado, pronto a devastare e disintegrare tutto ciò che incontrava, trasformando il duello in una danza di distruzione e potenza.

    Mentre il vento solare danzava intorno a lui, Iperione il Nero rifletteva sulla natura dello scontro. La battaglia era ben più che un semplice scambio di colpi; era un dialogo, un esame reciproco di filosofie e forze, un incontro tra due esseri che cercavano, ciascuno a suo modo, la comprensione di verità più ampie attraverso il conflitto.

    "Ogni scontro è un'opportunità," pensò Iperione, sentendo il peso e il potere di quella verità. Era un Titano, sì, ma anche un cercatore di saggezza attraverso l'esperienza diretta. La decisione che prese in quel momento rifletteva questa sua essenza profonda: non cercava la vittoria a tutti i costi, ma piuttosto un incontro che potesse arricchire sia lui che il suo avversario, un duello che fosse un crescendo di scoperte e di sfide, che potesse terminare con un rispetto reciproco più profondo di quanto non fosse all'inizio.

    Così, con Gurthang ancora vibrante in mano e il vento che giocava tra i suoi capelli come un vecchio amico, Iperione attendeva la mossa successiva del suo avversario, pronto a rispondere non solo con forza, ma con saggezza.

    narrato • "parlato"pensato| telepatia |
    casta Titani
    fisicamente ferita alla mano destra
    mentalmente si comabtte!
    riassunto azioni uso il vento per non perdere l'equilibrio, ma prendo in pieno il tuo attacco, con tutto ciò che ne consegue. A questo punto, con un fendente spacco la terra e col vento solare cerco di distruggre la terra sotto i suoi piedi [diversivo], a questo punto espando il mio cosmo e uso il vento per spingerti da dietro verso di me [AD] e ti attacco con il Gurthang Vortex [AF]

    Gurthang
    Iperione, il Titano del Sole e dei Cieli, incarna la personificazione del vero guerriero. La sua soma, uno spadone mastodontico, rappresenta integralmente l'essenza di ciò che lui stesso simboleggia. Iperione può manifestare fisicamente uno spadone colossale composto dallo stesso materiale della sua soma. Quest'arma imponente, dal design non convenzionale, si distingue per la sua grandezza e lo spessore fuori dal comune. Vista frontalmente, l'arma assume una forma triangolare, ampia alla base e si restringe verso l'estremità superiore, culminando in una punta affilata. Ciò che la rende unica è una cavità circolare situata a circa metà della sua lunghezza. L'impugnatura, straordinariamente lunga, conferisce una notevole manovrabilità, a patto che chi la maneggi ne possieda la forza sufficiente anche solo per sollevarla. La sezione dell'arma è spessa e dalla forma romboidale. Come la sua soma, l'arma è nera come la pece. La caratteristica cavità al centro dello spadone, quando Iperione intende evocare il suo potere massimo, si carica di vento solare, emanando l'aspetto di un sole in miniatura. Dal punto di vista pratico, Iperione può richiamare l'arma in qualsiasi momento e usarla per annientare i suoi nemici. La robustezza dello spadone, paragonabile a quella della sua soma, la consacra come una delle armi più potenti dell'universo. Il Titano, con maestria, può sfruttare lo spadone per orchestrare i suoi attacchi, lanciando fendenti di vento solare e dunamis che si propagano nell'aria, sottolineando la sua formidabile abilità nel combattimento cosmico.


    Ichor
    Essere un Titano comporta un'eredità divina, una dote che nessun altro può vantare. Il sangue di Iperione, al contrario del cremisi umano, assume varie sfumature di azzurro, oscillando tra il turchese e il blu scuro. La peculiarità di questo sangue divino risiede nella sua ricchezza di dunamis, un'energia cosmica che lo pervade. Ciò fa sì che il sangue di Iperione guarisca lentamente e costantemente le ferite di lieve entità. Che si tratti di tagli, ematomi o fratture, nel tempo queste scompaiono grazie al potere lenitivo del suo stesso sangue. Tuttavia, in combattimento, questa capacità non garantisce la guarigione di ferite gravi o invalidanti, a meno che non si attivi il suo potere attivo. In tal caso, amalgamando sia l'azione offensiva che difensiva, Iperione può concentrare una notevole quantità di dunamis nel suo sangue. Facendo ciò (un'abilità utilizzabile solo una volta in un duello), ha la possibilità di curare i danni fisici o eventuali stati alterati (come la perdita di sensi, problemi al sistema nervoso o avvelenamento). Oltre a ciò, l'Ichor conferisce a Iperione l'immortalità, facendo sì che ogni imperfezione fisica del suo corpo prima del risveglio svanisca con il tempo. Il suo sangue, inoltre, può essere impiegato per curare gli altri o dar vita a oggetti inanimati, trasformandoli in obbedienti servitori (only GdR). In questo modo, il potere di Iperione si estende oltre il campo di battaglia, influendo sulla vita e sulla creazione stessa.


    Vento Solare
    Iperione, nella sua veste di Dio del Sole, possiede la straordinaria abilità di richiamare a sé tutta la potenza di quell'astro che è fondamentale per la vita sulla terra. Il suo potere si concretizza nel richiamare o creare dal nulla il "potere di Helios", un vento solare in grado di spazzare via ogni cosa e di bruciare con una fiamma più intensa di qualsiasi altra. Questo potente dono divino si suddivide in due elementi distinti: aria e fuoco. Il controllo di Iperione sull'elemento vento è praticamente totale. Può richiamare grandi quantità di vento o manipolare quello già presente sul campo di battaglia, generando proiettili d'aria, potenti tornadi o esplosioni devastanti liberando aria compressa. La sua maestria nel controllo del vento gli permette di alterarne la pressione e la direzione, ma va oltre, variando anche la composizione dell'ossigeno nell'aria o generando fenomeni come l'evaporazione dei liquidi. La sua abilità con il vento estende anche la possibilità di simulare il volo sfruttando le correnti, utilizzare getti d'aria senza riuscire a raggiungere l'abilità piena, è inoltre possibile accelerare i movimenti senza poter mai raggiungere il potere espresso da chi possiede per esempio l'agilità straordinaria. D'altra parte, il controllo sull'elemento fuoco, seppur meno vasto rispetto al vento, merita rispetto. Attraverso la sua capacità, Iperione può innalzare la temperatura tramite l'espansione del suo cosmo, creando fiamme in varie forme, che esse siano fruste, proiettili o sfere. Ha la facoltà di avvolgersi di fiamme o infiammare la sua arma per eseguire attacchi ardenti. Pur non raggiungendo la stessa maestria del vento, non è raro vederlo creare sfere infuocate per annientare i suoi avversari. Entrambi gli elementi, essendo di tipo aeriforme, vantano una straordinaria duttilità e si distinguono per la loro manovrabilità eccezionale. A ciò si aggiunge la possibilità di combinare vento e fuoco per generare il Vento Solare, una fusione che offre spettacolari risultati. Iperione può così creare tornadi di vento che ustionano e fanno evaporare il sangue, lame di vento infuocate o sfere di fuoco che implodono, seminando distruzione per chilometri.


    tecniche

    gurthang vortex
    Questa tecnica potrebbe essere considerata come un'evoluzione dell'Ebony Vortex, poiché unisce la potenza dei venti con la sua spada, la Gurthang. Iperione, richiamando una considerevole quantità di dunamis, genera un vortice di vento che avvolge l'intera lama della sua arma. In questo modo, lo spadone del Titano si veste di veloci e temibili venti, incrementando in modo significativo il suo potere distruttivo. L'arma può ora essere impiegata non solo per infliggere danni fisici, ma anche per canalizzare il potere dell'Ebony Vortex, con tutte le conseguenze che ne derivano. Entrare in contatto con la Gurthang in questo momento significa dover fronteggiare un vortice di vento capace di distruggere tutto ciò che trova sul suo cammino, oppure subire gravi danni da taglio a causa delle potenti e affilate raffiche che avvolgono l'arma. Avendo il pieno dominio su questo elemento, avvicinarsi impone all'avversario di resistere alla considerevole pressione che il vortice porta con sé, con il rischio che i liquidi nel corpo del malcapitato possano evaporare. Alternativamente, Iperione ha la capacità di rilasciare tutta l'energia accumulata sulla spada: il Titano, puntando la sua arma contro il nemico, genera una vera e propria cannonata di energia eolica vorticante. Propagandosi frontalmente, questa tempesta potrebbe colpire il nemico con la possibilità di infliggere danni considerevoli.


     
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    Il festival di Iperione il neropost 3

    Il colpo era andato a segno, lo aveva sentito dal clangore dell'armatura. Inconfondibile alle sue orecchie anche nel buio più profondo. La sua illusione aveva lo scopo di rendere al suo avversario più complesso difendersi ed attaccare.

    Era conscio che quella prima offensiva fosse solo uno studiarsi, non aveva l'arroganza o l'ardire di considerare sè stesso superiore al Titano creatore della sua razza. D'altro canto una sfida era una sfida e doveva dare il massimo.

    Il cosmo del suo avversario splendeva ancora vigoroso, come il sole che illuminava le loro teste. Chissà perchè il suo avversario non si era difeso, o era stato colto di sorpresa oppure non lo temeva poi così tanto.

    "In questo modo mi offendi però"

    «Tattica interessante, Ma dobbiamo sicuramente lavorare su alcuni dettagli.»

    Erano le sue parole dopo aver subito l'attacco. In quel momento il buio svanì sgretolandosi completamente lasciando spazio a ciò che era stato occultato. La pianura sui quali poggiavano i loro piedi.

    La risposta del suo avversario non tardò. Sentiva vibrare il possente cosmo del Nero, caldo e accogliente ma allo stesso tempo possente e vigoroso da far tremare la terra.

    Aver disarmato l'avversario non era servito in quanto aveva usato il cosmo per richiamare la sua spada a sè.

    "Buono a sapersi"

    Stava studiando il suo avversario, non si poteva però permettere troppe mosse di quel tipo. Il suo sfidante non ci sarebbe andato leggero con lui, senza considerare la potenza cosmica superiore di cui era dotato.

    Il cosmo di Iperione si espanse prima di affondare la sua offensiva, esso si addensò in una violenta corrente che si tramutò in una lama di vento diretta ai suoi piedi. La velocità con il quale era stato scagliato l'attacco non gli permise alcuna difesa, riuscì solo ad indietreggiare al momento dell'impatto.

    Il fendente divelse il terreno, sgretolandolo ai suoi piedi, sentì la terra mancare sotto di lui ma fortunatamente riuscì ad indietreggiare in tempo prima di cadere a terra.

    Non si accorse che quello era solo un diversivo, una corrente di vento lo costringeva a tornare sul terreno accidentato. Con la coda dell'occhio notava che il suo avversario era scattato alla sua sinistra. Decise quindi di richiamare il cosmo per creare un'armatura di forza.

    Iperione però era troppo veloce, in un lasso di tempo molto più veloce di quello che avrebbe impiegato lui era su di lui pronto a scatenare la furia del suo vento caldo. Nadaghar non riuscì a creare una difesa completa, puntò i piedi a terra mentre veniva mosso verso la direzione del fendente che stava per arrivare.

    In quel momento l'armatura si creò davanti a sè, coprendolo solo dalla parte in cui si aspettava l'offensiva, il suo cosmo ceruleo si manifestò in tutta la sua potenza. Sollevò la spada con entrambe le braccia per difendersi cercando di dare manforte alla sua difesa cosmica.

    L'impatto del vortice di vento fu devastante, i loro cosmi si incontrarono creando un grosso impatto e diverse scosse energetiche che divelsero il terreno ancora di più. Il vortice investì la sua difesa, l'energia sprigionata era spaventosa. In un primo momento la difesa resse, dopo poco il flusso divenne soverchiante.

    Anche se aveva piantato saldamente i piedi al terreno fu sbalzato indietro, le lame investirono le braccia scuotendo mentre teneva la presa ben salda sulla spada. Diverse lame penetrarono sui punti scoperti dell'armatura delle braccia producendo diversi tagli e delle scottature, l'energia devastante dell'impatto produssero un principio di frattura sul suo braccio debole, quello sinistro.

    I piedi strisciarono indietro e il vento lo fece indietreggiare di diversi metri, piccoli tagli sfregiarono in maniera superficiale il viso e la superficie della sua God Robe.

    "Devo resistere!"

    Il flusso cessò. Il dolore che avvertiva lo aveva messo in guardia così come l'energia che aveva sprigionato il suo avversario.

    «Come mi aspettavo da Iperione il Nero.»

    Disse Nadaghar, l'adrenalina entrò in circolo per permettergli di compiere immediatamente un'offensiva. Non voleva perdere tempo, nè farlo perdere al suo avversario.

    "Questa volta devo mettere tutto me stesso. Sono qui per dimostrare il mio valore, devo far sentire la possanza del mio cosmo."

    «Adesso tocca a me!»

    Disse al suo avversario prima di emanare tramite il suo cosmo diverse scariche di energia mentale in direzione del suo avversario. Lo scopo di quell'attacco debole era quello di rallentare sensibilmente le reazioni del suo avversario, oltre che danneggiare, anche se in minima parte il suo sistema nervoso.

    Scattò in avanti sperando che quelle scariche avessero coperto il suo movimento per intraprendere un attacco frontale. Fece un metro prima di aprire un varco dimensionale davanti a lui e il suo corrispondente alla destra, fintare un attacco frontale per spuntare alla sua sinistra per menare un fendente con la spada pregna del potere della runa necromantica su entrambe le cosce, scoperte dall'armatura.

    Sarebbe comparso a circa una decina di metri di distanza. In modo tale da mantenere una distanza conscia per reagire alla prossima offensiva.

    Lo scopo del suo attacco era quello di danneggiare gli arti e rendere i movimenti del suo avversari più alla sua portata, oltre che creare un danno muscolare atto a neutralizzare la sua mobilità.

    "Sarò all'altezza di questa contesa"

    Aveva smesso di studiare, ora era pronto ad attaccare al massimo delle sue possibilità.



    narrato • «parlato»"pensato"«parlato altrui»
    NOME Nadaghar Arabani
    CASTA Asgard
    ENERGIA Rossa
    ARMATURA Robe di Perth

    STATUS FISICO Diversi Tagli e scottature di media intensità sulle parti scoperte dell'armatura delle braccia, principio di frattura del braccio sinistro, qualche taglio superficiale sul viso.
    STATUS MENTALE Concentrato sulla battaglia e desideroso di mostrare il suo valore
    STATUS ROBE Diversi tagli superficiali sulla sua superficie

    RIASSUNTO AZIONI

    Alla tua lama di vento diversiva balzo indietro prima di perdere l'equilibrio, mi trovo però in mezzo al vento incrociato del suo attacco debole e del tuo attacco forte. Punto i piedi e richiamo l'armatura di forza per difendermi, riesco però solo a richiamare una difesa che mi permette una difesa all'attacco frontale mentre vengo trascinato verso di te. Quindi sollevo la spada per aiutare la mia difesa [Azione di difesa]. Subisco il danno come sopra descritto e vengo sbalzato dal vortice diversi metri indietro. Non perdo tempo a rispondere, creo una scarica di energia mentale che prova ad investirti per colpire il tuo sistema nervoso, rendere le tue reazioni molto più lente e danneggiarlo parzialmente [Attacco debole]. Scatto in tua direzione fintando un attacco frontale per aprire un varco dimensionale che attraverso per spuntare alla tua sinistra a una decina di metri di distanza [Diversivo] e menare un fendente ricolmo della Runa Necromantica diretto alle cosce, la zona femorale meno coperta dalla tua Soma. [Attacco frontale]. Lo scopo è quello di danneggiare i tessuti muscolari e inficiare i movimenti per il futuro. I riferimenti alle tecniche te li ho messi sotto.


    ABILITÀ

    RUNE MAGICHE

    Invenzione di Nadarghar che sul suo corpo ha inciso diverse rune attraverso un rituale magico che sfrutta le rune naniche e la conoscenza della magia del Drow. Come tatuaggi sul suo corpo all'interno di esse sono state catturate delle fonti magiche.

    Questo potere è il risultato di anni e anni di ricerche nei nove regni, entrando a contatto con le fonti di magia l'elfo oscuro ne ha studiato l'essenza e ha scoperto che esse, una volta racchiuse all'interno delle rune, sono in grado di risuonare e liberare il proprio potere grazie all'utilizzo del cosmo da parte del Sacerdote di Perth. Egli è infatti in grado di creare delle tecniche che emulano le caratteristiche delle fonti magiche catturate per rilasciarle all'interno delle tecniche che esegue.

    • Runa della scuola di Traslocazione

      In essa vi è racchiuso il potere di creare degli squarci nello spaziotempo. Si può emularne il potere e quindi ricreare gli squarci che possono essere utilizzati per viaggiarci all'interno e per provare a catturare nemici e/o i loro colpi. La capacità di assorbimento e di cattura è in relazione al divario energetico e alle energie del Drow nel momento del lancio.


    • Runa della scuola di Necromanzia

      In essa vi è racchiuso il potere di assorbire l'energia vitale degli avversari. In base alla forza impressa dal colpo si è in grado di dispendere la stessa quantità di energia vitale e cosmica dalle facoltà del nemico colpito. La capacità di assorbimento è in relazione al divario energetico e alle energie del Drow nel momento del lancio.


    • Runa della scuola di Ammaliamento

      In essa vi è racchiuso il potere di esercitare delle compulsioni sull'avversario. Grazie a queste scosse di energia mentale Nadaghar è in grado di provare ad imporre la propria volontà su quella della vittima. In base alla potenza dell'attacco e al divario energetico l'effetto può essere più o meno dominante della volontà nemica, fino, nel peggiore dei casi ad annientarla e soggiogarla completamente alla propria.


    • Runa della scuola di Illusione

      In essa vi è racchiuso il potere di indurre delle visioni, facendo entrare in contatto il proprio cosmo con i sensi avversari, o con il suo cosmo. Tramite questo contatto Nadaghar può generare delle visioni che alterano o sovrascrivono completamente la percezione che la vittima ha della realtà attraverso i suoi sensi.
      Questi assalti mentali inoltre hanno la capacità di emulare sensazioni che il nemico si convince di aver provato creando delle suggestioni in grado da ingannare il cervello e farsi credere di aver vissuto realmente quelle sensazioni. Questo si basa sul divario energetico e/o dalle energie del Drow al momento del lancio.


    • Runa della scuola delle Ombre

      La natura ingannevole delle ombre è contenuta all'interno della runa. Alterandole attraverso le proprie capacità e potenza cosmica, Nadaghar è in grado di emulare qualsiasi tipo di caratteristica ambientale (Immagini e suoni) con lo scopo di trarre in inganno e confondere la propria vittima.
      Nonostante si possano emulare le sensazioni umane come il dolore esse non sono in grado di arrecare alcun tipo di danno. In quanto esse sono solamente una proiezione dell'ambiente emulato.


    • Runa della scuola di Invocazione

      In essa vi è racchiuso il potere di invocare la forza, ovvero la capacità di rendere la propria mente una forza invisibile in grado di interagire fisicamente con la realtà. Si possono spostare oggetti o interagire con elementi della natura oltre che esercitare su di loro morse schiaccianti o indurre delle torsioni.
      Si è in grado di utilizzare quest'abilità non solo per contrapporre ad un corpo o energia nemica di matrice fisica ma anche di potenziare le proprie caratteristiche fisiche rendendole più imprevedibili o pericolose in termini di velocità e potenza.

    ITHILDIN

    La spada bastarda della cloth, rinominata Ithildin. L'impugnatura presenta un manico di pelle, alla base un pomo decorato di intarsi incisi nel ferro, rivestiti d'oro. L'elsa allo stesso modo decorata presenta un'impugnatura classica e bilanciata, adatta ad un guerriero che compie movimenti in combattimento. La lama di acciaio nanico si protrae fiera riflettendo la luce e alcune rune incise al di sopra.

    Essa è stata esposta alle radiazioni del Bifrost e ne ha catturato il potere del suo custode, questo le dona la capacità di fendere anche tutto ciò che è privo di una manifestazione fisica sui piani. In sostanza tutto ciò che è immateriale e si manifesta sul piano in cui si trova in quel momento Nadaghar. (Come ad esempio manifestazioni spirituali ed eteree)

    TECNICHE

    Costrizione
    ⟡ Runa di Ammaliamento ⟡
    L'ultima delle tecniche più insidiose del Drow è l'invasione mentale. Infatti egli tramite la runa dell'ammaliamento può instillare un comando nel cervello dell'avversario tramite il contatto con il proprio cosmo. Il comando influirà la sede dei sistemi nervosi e tramite una scarica cosmica è in grado di influenzarne il funzionamento andando a intaccare le facoltà motorie.
    Questa scarica può anche essere sovraccaricata per creare una scarica di dolore mentale e creare danno psichico al cervello e al sistema nervoso. Il tutto in relazione al divario energetico con il nemico.


    Porta dimensionale
    ⟡ Runa di Evocazione ⟡
    La manipolazione dello spaziotempo è non solo qualcosa che Nadaghar è in grado di proiettare nella mente dell'avversario ma che è anche in grado di riprodurre nel tessuto della realtà. Attraverso il potere della runa di Evocazione è in grado di aprire un varco dimensionale tra due squarci. Può essere utilizzato in due modi, a scopo difensivo per provare ad assorbire e deviare un attacco nemico oppure allo scopo di muoversi da un punto all'altro.

    La capacità di assorbimento del varco dimensione è direttamente proporzionale al divario energetico del colpo a cui si frappone. In caso di differenze energetiche più grandi la sua potenza di assorbimento e/o deviazione nè potrebbe risultare parziale.


    Luna crescente
    ⟡ Spada + Runa di Necromanzia ⟡
    La manipolazione della runa della Necromanzia può estendersi fino a dare alla proprietà al proprio cosmo di assorbire la vita. Ciò che ha ispirato questa tecnica è stata la prima volta in cui Nadaghar ,arrivato in superficie, ha visto la luna. La mezzaluna lo aveva affascinato e così egli può darne la stessa forma al suo cosmo. Lanciando delle mezzalune di cosmo in direzione dell'avversario esse saranno in grado di esplodere per generare non solo danno a deflagrazione cosmica ma anche di disperdere energia vitale dell'avversario.

    Le mezzelune possono essere generate infondendole direttamente nel proprio cosmo oppure infondendo la spada.


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    iperione spadone {VIII} energia bluil festival di Iperione4
    In un angolo remoto dell'universo, dove le stelle sono nient'altro che lontane scintille nella vastità del nulla, Iperione e il giovane Asgardiano si confrontavano in un duello che sembrava sospeso tra il mito e l'eternità. Il Titano, una figura che avrebbe potuto essere scolpita nel bronzo e nel tempo, studiava il suo avversario con occhi che avevano visto nascere e morire civiltà. Il giovane, di stirpe Asgardiana, portava con sé l'ardore degli dèi e la temerarietà delle giovani stelle.

    Il campo di battaglia era un tappeto di stelle morenti e nebulose che danzavano attorno a loro, testimoni silenziosi di un conflitto tanto antico quanto il cosmo stesso. Iperione, con la saggezza dei millenni, intuiva più di quanto vedeva; riconosceva nei movimenti del giovane drow non solo la forza bruta ma un tessuto intricato di incantesimi, così sottili e potenti da sfiorare i confini del visibile.

    Il giovane Asgardiano, con ogni risposta ai colpi di Iperione, dimostrava una resilienza che trascendeva la sua età. La sua spada non era solo un'arma ma un'estensione del suo essere, vibrante di magie antiche. E in quella danza di attacchi e parate, ogni movimento era carico di storie non raccontate, di battaglie combattute in solitudine nei regni dimenticati.

    Quando il drow scatenò un'offensiva di energia mentale, fu come se un sussurro attraversasse il campo di battaglia, un fremito impercettibile che, nonostante non arrestasse Iperione, lo costrinse a riconsiderare l'avversario. Il Titano si trovava di fronte non solo un guerriero, ma un maestro delle arti arcane, capace di intrecciare il visibile e l'invisibile in un unico, fluido movimento di battaglia.

    E poi, l'inaspettato. Il giovane utilizzò distorsioni dimensionali per lanciare un attacco veloce, mirato alle gambe del Titano. Iperione, con un gesto tanto regale quanto mortale, parò l'attacco con la sua spada, creando un'onda di forza che scosse l'aria intorno a loro. Il colpo, preciso e incisivo, si abbatté con una ferocia controllata, e benché la spessa Soma di Iperione fosse forgiata nei fuochi di supernove lontane e destinata a sopportare assalti di forze inimmaginabili, l'energia del fendente trovò il suo cammino attraverso le giunture, infiltrandosi come un gelido flusso d'inverno nelle vene di un fiume. Iperione sentì la morsa del dolore avvinghiarsi alle sue membra, un dolore che portava il gelo delle stelle morenti e la bruciatura delle comete sfuggite al loro destino.

    Nonostante la protezione della sua armatura, il Titano percepì un lento scivolare della sua energia vitale, come se ogni goccia del suo potere fosse un granello di sabbia in un'ampolla rovesciata dal tempo stesso. L'offensiva del drow aveva raggiunto l'effetto sperato: un richiamo silenzioso che riecheggiava attraverso il dolore, testimoniando la ferocia e la precisione del colpo. Il dolore, importante nel suo acume, si annidava pesantemente nella zona colpita, una ferita tanto reale quanto il respiro di una nebulosa. Tuttavia, nonostante la ferita avesse segnato il suo corpo, lo spirito combattivo di Iperione rimaneva intatto, indomito. Non era un dolore che potesse limitarlo, né minare la sua volontà di ferro. Anzi, sembrava quasi che ogni ondata di dolore rafforzasse la sua risoluzione, come se il Titano attingesse forza dalle stesse stelle sotto cui era nato.

    Con un gesto tanto maestoso quanto terribile, Iperione cambiò impugnatura al suo spadone, piantandolo con forza nel suolo. Da quel singolo movimento, emersero venti solari, spazzando il campo di battaglia con un'intensità che solo gli dei potevano comandare. La lama, intrisa di potere celestiale, creò un abisso nel terreno, un solco profondo e ardente che divideva i due combattenti come un presagio del destino.

    Mentre il vento si alzava, nero come le ceneri di un fuoco antico e caldo come il respiro di un sole morente, cercava di avvolgere il giovane drow in un abbraccio tanto elevante quanto pericoloso. Le correnti ascensionali, invocate da Iperione, si strappavano dal terreno con la ferocia di uno spirito liberato, cercando di sollevare il guerriero verso il cielo.

    Se il drow fosse stato catturato dalle grinfie di quel vento primordiale, il Titano avrebbe seguito il suo avversario nell'ascesa, muovendosi con una grazia che sfidava la sua statura imponente. Raggiungendo il giovane, Iperione avrebbe usato il piatto della sua spada per colpirlo al ventre, un gesto calcolato per disorientare piuttosto che distruggere, un tocco che sembrava quasi gentile tra la violenza del loro scontro.

    Ma la vera intenzione del Titano si sarebbe rivelata nel movimento successivo. Con una crescente furia, avrebbe alzato nuovamente il suo spadone, questa volta per un fendente devastante dall'alto verso il basso, mirando alla spalla destra del drow. Il colpo, carico del furore dei venti che Iperione dominava, avrebbe portato con sé non solo il potere di infliggere un danno severo, ma anche di limitare la mobilità del braccio del giovane, un taglio così profondo da minacciare di separare l'eroe dalla sua appendice.

    E così, se il destino avesse favorito il colpo del Titano, il giovane drow sarebbe caduto, precipitato attraverso il vuoto verso il terreno celeste. E mentre cadeva, il danno dell'urto, combinato con quello inflitto dalla lama impetuosa di Iperione, avrebbe potuto segnare la fine del duello, o forse, solo l'inizio di una nuova leggenda nel tessuto delle storie cosmiche. Questo era il campo di battaglia scelto da Iperione: un teatro di guerra scritto nelle stelle, dove ogni movimento raccontava una storia, ogni colpo un'epopea, tessuti insieme nel vasto e inesplorato universo di racconti e destini.


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    fisicamente ferita alla mano destra e alla gamba, energia vitale in diminuzione per effetto dei tuoi attacchi
    mentalmente fomentato
    riassunto azioni subisco la tua offensiva, il tuo AD mi fa perdere qualche secondo e, l'unica cosa che posso fare per difendermi dal tuo attacco forte è frapporre la spada. Ovviamente la soma e Gurthang assorbono una parte del danno. A questo punto, parto all'attacco. Creo un solco nel terreno, che combinato ai miei venti color cenere dovrebbero creare una sorta di [DIVERSIVO], quindi creo dei venti che hanno il compito di sollevarti in alto, per prepararti all'attacco, questo non ti fa alcun danno nel sollevarti in alto. [ATTACCO DEBOLE]. A questo punto, ti raggiungo e faccio un attacco in combo, che prevede prima un colpo di piatto allo stomaco e poi, una spadata dall'alto verso il basso [ATTACCO FORTE]

    Gurthang
    Iperione, il Titano del Sole e dei Cieli, incarna la personificazione del vero guerriero. La sua soma, uno spadone mastodontico, rappresenta integralmente l'essenza di ciò che lui stesso simboleggia. Iperione può manifestare fisicamente uno spadone colossale composto dallo stesso materiale della sua soma. Quest'arma imponente, dal design non convenzionale, si distingue per la sua grandezza e lo spessore fuori dal comune. Vista frontalmente, l'arma assume una forma triangolare, ampia alla base e si restringe verso l'estremità superiore, culminando in una punta affilata. Ciò che la rende unica è una cavità circolare situata a circa metà della sua lunghezza. L'impugnatura, straordinariamente lunga, conferisce una notevole manovrabilità, a patto che chi la maneggi ne possieda la forza sufficiente anche solo per sollevarla. La sezione dell'arma è spessa e dalla forma romboidale. Come la sua soma, l'arma è nera come la pece. La caratteristica cavità al centro dello spadone, quando Iperione intende evocare il suo potere massimo, si carica di vento solare, emanando l'aspetto di un sole in miniatura. Dal punto di vista pratico, Iperione può richiamare l'arma in qualsiasi momento e usarla per annientare i suoi nemici. La robustezza dello spadone, paragonabile a quella della sua soma, la consacra come una delle armi più potenti dell'universo. Il Titano, con maestria, può sfruttare lo spadone per orchestrare i suoi attacchi, lanciando fendenti di vento solare e dunamis che si propagano nell'aria, sottolineando la sua formidabile abilità nel combattimento cosmico.


    Ichor
    Essere un Titano comporta un'eredità divina, una dote che nessun altro può vantare. Il sangue di Iperione, al contrario del cremisi umano, assume varie sfumature di azzurro, oscillando tra il turchese e il blu scuro. La peculiarità di questo sangue divino risiede nella sua ricchezza di dunamis, un'energia cosmica che lo pervade. Ciò fa sì che il sangue di Iperione guarisca lentamente e costantemente le ferite di lieve entità. Che si tratti di tagli, ematomi o fratture, nel tempo queste scompaiono grazie al potere lenitivo del suo stesso sangue. Tuttavia, in combattimento, questa capacità non garantisce la guarigione di ferite gravi o invalidanti, a meno che non si attivi il suo potere attivo. In tal caso, amalgamando sia l'azione offensiva che difensiva, Iperione può concentrare una notevole quantità di dunamis nel suo sangue. Facendo ciò (un'abilità utilizzabile solo una volta in un duello), ha la possibilità di curare i danni fisici o eventuali stati alterati (come la perdita di sensi, problemi al sistema nervoso o avvelenamento). Oltre a ciò, l'Ichor conferisce a Iperione l'immortalità, facendo sì che ogni imperfezione fisica del suo corpo prima del risveglio svanisca con il tempo. Il suo sangue, inoltre, può essere impiegato per curare gli altri o dar vita a oggetti inanimati, trasformandoli in obbedienti servitori (only GdR). In questo modo, il potere di Iperione si estende oltre il campo di battaglia, influendo sulla vita e sulla creazione stessa.


    Vento Solare
    Iperione, nella sua veste di Dio del Sole, possiede la straordinaria abilità di richiamare a sé tutta la potenza di quell'astro che è fondamentale per la vita sulla terra. Il suo potere si concretizza nel richiamare o creare dal nulla il "potere di Helios", un vento solare in grado di spazzare via ogni cosa e di bruciare con una fiamma più intensa di qualsiasi altra. Questo potente dono divino si suddivide in due elementi distinti: aria e fuoco. Il controllo di Iperione sull'elemento vento è praticamente totale. Può richiamare grandi quantità di vento o manipolare quello già presente sul campo di battaglia, generando proiettili d'aria, potenti tornadi o esplosioni devastanti liberando aria compressa. La sua maestria nel controllo del vento gli permette di alterarne la pressione e la direzione, ma va oltre, variando anche la composizione dell'ossigeno nell'aria o generando fenomeni come l'evaporazione dei liquidi. La sua abilità con il vento estende anche la possibilità di simulare il volo sfruttando le correnti, utilizzare getti d'aria senza riuscire a raggiungere l'abilità piena, è inoltre possibile accelerare i movimenti senza poter mai raggiungere il potere espresso da chi possiede per esempio l'agilità straordinaria. D'altra parte, il controllo sull'elemento fuoco, seppur meno vasto rispetto al vento, merita rispetto. Attraverso la sua capacità, Iperione può innalzare la temperatura tramite l'espansione del suo cosmo, creando fiamme in varie forme, che esse siano fruste, proiettili o sfere. Ha la facoltà di avvolgersi di fiamme o infiammare la sua arma per eseguire attacchi ardenti. Pur non raggiungendo la stessa maestria del vento, non è raro vederlo creare sfere infuocate per annientare i suoi avversari. Entrambi gli elementi, essendo di tipo aeriforme, vantano una straordinaria duttilità e si distinguono per la loro manovrabilità eccezionale. A ciò si aggiunge la possibilità di combinare vento e fuoco per generare il Vento Solare, una fusione che offre spettacolari risultati. Iperione può così creare tornadi di vento che ustionano e fanno evaporare il sangue, lame di vento infuocate o sfere di fuoco che implodono, seminando distruzione per chilometri.


    tecniche

    gurthang vortex
    Questa tecnica potrebbe essere considerata come un'evoluzione dell'Ebony Vortex, poiché unisce la potenza dei venti con la sua spada, la Gurthang. Iperione, richiamando una considerevole quantità di dunamis, genera un vortice di vento che avvolge l'intera lama della sua arma. In questo modo, lo spadone del Titano si veste di veloci e temibili venti, incrementando in modo significativo il suo potere distruttivo. L'arma può ora essere impiegata non solo per infliggere danni fisici, ma anche per canalizzare il potere dell'Ebony Vortex, con tutte le conseguenze che ne derivano. Entrare in contatto con la Gurthang in questo momento significa dover fronteggiare un vortice di vento capace di distruggere tutto ciò che trova sul suo cammino, oppure subire gravi danni da taglio a causa delle potenti e affilate raffiche che avvolgono l'arma. Avendo il pieno dominio su questo elemento, avvicinarsi impone all'avversario di resistere alla considerevole pressione che il vortice porta con sé, con il rischio che i liquidi nel corpo del malcapitato possano evaporare. Alternativamente, Iperione ha la capacità di rilasciare tutta l'energia accumulata sulla spada: il Titano, puntando la sua arma contro il nemico, genera una vera e propria cannonata di energia eolica vorticante. Propagandosi frontalmente, questa tempesta potrebbe colpire il nemico con la possibilità di infliggere danni considerevoli.




    Edited by Gaz - 28/4/2024, 18:45
     
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