Bullet the Blue Sky

Eden → Pegaso

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    i have no idea what i'm doing

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    Se non hai paura di vivere, allora perché sei sempre sola?


    Un’altra domanda, senza malizia, volontà di mettere a disagio o screditare le parole giuste della sua maestra. Pura e semplice preoccupazione verso Kyung Mi e curiosità di una giovane donna che ancora non riesce ad afferrare tante cose che vanno oltre la semplice attività marziale.

    Ma anche nella sua ingenua ignoranza della vita, aveva capito che la vita non è qualcosa di singola, ma si definisce con i legami degli individui, il loro confronto e la loro continua crescita e sprono.

    Avrebbe raggiunto il posto dove si trova ora senza quei legami? E non legami in senso astratto, ma ogni momento passato con le persone che conosceva, da sua madre al panettiere dove andava a fare la spesa? Poteva definirsi viva? Poteva definirsi umana?


    Tentò di continuare, di aprire ancora di più il muro invalicabile che l’aquila in gabbia aveva creato e in cui aveva fatto casa, ma appena aprì la sua bocca il suono le si spezzò in gola, così come un battito del suo cuore. Se Matar aveva fatto suo il potere di tredici stelle, quello che si trovava fuori alla porta era una intera galassia turbinante, pura luce e potenza che anche solo per pochi secondi aveva diminuito il suo controllo di presenza sul mondo circostante.

    Abbastanza per far saltare la ragazza dalla sedia e non per modo di dire, come un gatto con i nervi tesi. Anche se non ostile, il suo corpo aveva reagito senza pensare, mettendosi all’erta non per paura ma per una reazione meccanica o fisica. Tuttavia solo lei, non Pegasus.

    Sentiva che ciò proveniva dalla sua armatura non indossata ma comunque connessa a lei era sicuramente eccitazione, ma anche… malinconia? No. Più gioia di vedere qualcuno dopo tanto tempo. Non un partner, ma un compagno.


    Direi… che hai un ospite, maestra.


    Sebbene nessuno lì dentro probabilmente poteva fermarlo se avesse voluto entrare di forza, la figura misteriosa bussò educatamente. No ci furono altri suoni ed entrò, mostrando un volto regale e antico, quasi uscito da un libro di favole. Un Re saggio e amato dal popolo, che combatte contro un drago, un demone e un mago molte vite fa. Anche se non lo aveva mai visto di persona, Matar lo conosceva, conosceva la sua fama, la sua potenza, la sua storia.

    Il suo sangue bolliva, stringendo le gengive malamente cercando di nascondere un ghigno di puro, ferale ma amichevole eccitazione.


    grin





    Dio, quanto voglio combatterci – pensò fra se a se. Quella persona poteva sconfiggerla in una mossa, forse due. Lei avrebbe fatto il possibile a farlo arrivare almeno a quattro.

    Lui la guardò, e i suoi occhi blu sembravano cieli azzurri attraversati da pensieri che non poteva comprendere. Forse aveva scorto la sua voglia di mettersi alla prova contro una leggenda, o forse aveva rivisto qualcosa o qualcuno che conosceva. Sicuramente, senza neanche aver dato uno sguardo alla armatura, aveva capito subito chi era.



    Lord Seraf – disse, inchinandosi con ben poca grazia, immenso rispetto e nessun segno di sottomissione – Si, ho ottenuto Pegasus penso… un quarto d’ora fa, o giù di lì? Grazie mille, per me è un onore e farò il mio massimo per Athena e tutti quanti.


    Sorrise stupidamente, un sorriso grande che voleva dire poco ma quello che bastava. Aleksander sembrava pienamente in controllo della situazione e Matar pensò che poteva fidarsi del giudizio di un Re santo per poter gestire la sua maestra. Non risolverla forse, ma almeno evitare che si auto-esiliasse presso la Gherusia.

    Gli sguardi che si lanciavano i due veterani e le piccole alterazioni della percezione cosmica facevano intendere che stavano comunicando telepaticamente. Non gli piaceva questo metodo, le prime volte che lo ha provato gli veniva male alla testa e sembrava molto invasivo anche per i suoi standard, ma poteva capire la sua efficacia.



    Prego di farla ragionare riguardo la sua visita ai nonnini… io potrei solo continuarla a prendere a pugni, ma non penso sia la soluzione giusta
    - lo rispose ridendo per cercare di stemperare la tensione, ma poi l’antico combattente gli disse di una importante missione da portare a termine. Che solo lei poteva fare.

    La porta lasciata mezza aperta mostrava che non erano soli in quell’angolo di Rodorio, e ora con i sensi della ragazza abituatosi al mare dorato del vecchio leone poteva vedere piccoli fari di colori e impronte diverse. Chi brillava di luce splendida, chi meno, chi pianeti preziosi più di ogni cosa nell’universo.


    Annuì saltellando sul posto ridacchiando come una bambina piccola, ma solo quando Kyung Mi, se non sconfitta sicuramente annoiata e stanca di discutere, fa un cenno con la mano per dire “va va!”

    Matar la abbraccio con forza, ringraziandola di come fosse stata una grande maestra e a passi veloci uscì dalla casa con Pegasus che la seguì rivestendola nella sua corsa sotto il cielo azzurro. Dove lei viveva e combatteva.

    E dove stavano le persone a cui voleva bene.




    […]




    La casa era in festa.


    In anni quello che era un rifugio di emergenza è diventato un nido. Non solo per una famiglia, ma anche per tanta gente diversa di Rodorio. Decorazioni floreali in carta bianca e rossa, vettovaglie e un vociare di gente rendeva vivo il giardino ben curato di Hazal dove colleghi, amici, compagni, ora erano tutti lì ad alzare calici di alcolici e bibite varie.


    Nono, davvero… avrei voluto vedere la faccia di Kyung Mi quando l’armatura del Ronzino si è posata su di te – ridacchio Mikos con un braccio attorno al collo di Mat e una lattina di birra in mano – Anche se ho perso interesse per quel mucchio di ferraglia da moh, sarebbe comunque stata una soddisfazione.


    La ragazza rideva, mentre Sunil fra uno stuzzichino e l’altro fissava malamente l’amico come per dire “non sbilanciarti”. Sicuramente una reazione più pacata di un biondo che lo zittì con un coppino sulla nuca.


    Ahahahah, dai Ruel, non essere cosi scontroso – rise a crepapelle Harper posando il suo cappello sulla testa del giovane nobile per calmarlo - In fondo da quello che racconta Chris, la coreana sa essere un osso duro. Posso capire avere un pochino il dente avvelenato. L’importante è la mocciosa qui presente abbia preso la sua cloth.


    Comunque non toglie che bisogna portare rispetto… anche se i nostri trascorsi non sono dei migliori – rispose il ragazzo ridandosi un tono con un colpo di tosse, solo per essere placcato da Mikos giocosamente e portato al tavolo per prendere altri salatini, inseguiti dall’australiano che rivoleva indietro il cappello.


    Comunque, contento di veder Harper in forma. Ho sentito che il viaggio in Jamir ha avuto… problematiche
    – Shea si inserì, per cambiare la discussione. Anche se erano rimasti tutti amici, ribattere su vecchi drammi non era mai saggio.


    Come ogni missione di quella testa calda… ma almeno ora abbiamo anche un nuovo Ariete - rispose Hạnh, con Christopher dietro di lui che annuiva - ho notizie che ci sono anche altri allievi promettenti di vario tipo. Le cose stanno cambiando molto in fretta.


    Il gruppetto continuò a parlare per un po’ delle notizie, distaccandosi un po’ dal tema centrale della festa. Ma andava bene così.
    Mat era chiassosa, amichevole, adorava la compagnia anche se non tanto i riflettori. Era una sua celebrazione, ma sentiva come non era un punto di arrivo, ma di partenza.

    E non poteva partire senza aver salutato qualcuno.



    Questo posto è libero?

    La panchina era fatta da mattoni e legno, ma colorata e decorata, con cuscini soffici e sotto l’ombra di un albero di ulivo. Niente di insolito da quelle parti.



    Libero… ma non vorresti stare un po’ con i tuoi amici. O tuo padre? - Hazel sorrise, tenendo fra le mani il bicchiere di aranciata.

    Poco era cambiata fisicamente da quando era arrivata qui, ma il suo animo si era rafforzato dopo essere stato frantumato. Come quello di tutti.


    Nah, voglio stare con te – si mise vicino a lei, abbracciata ancora vestita dell’armatura. Pegasus era felice durante la festa, ma ora quello che avvertiva la ragazza era tenerezza.

    Rimasero così per un po’, isolate dal mondo. Niente parole superflue, niente grandi motivazioni o filosofie. Solo la voglia di stare un po’ da sole, forse l’ultima per chissà quanto tempo.

    Forse l’ultima volta.



    Come potrei chiedere a loro la nostra stessa fede, se non dovessi tornare?





    Le parole di Kyung Mi non potevano dire di non aver fatto breccia, ma semplicemente perché il neo-cavaliere non voleva rigettarle. Voleva capirle, farle sue ma sembravano cosi aliene, lontane, indefinite come una possibilità che non poteva esistere. Non poteva, giusto?


    Mamma, annè…


    Non preoccuparti - sorrise, non guardandola negli occhi ma capendo con chissà quali sensi sconosciuti anche ai Re Santi cosa voleva dire - So che tornerai sempre. Sei forte. Siete forti.

    Puoi volare nel cielo, e quando avrai bisogno, noi saremo qui.



    Sorrise, ma stringendosi alla madre, non poteva dire di sentire solo felicità e sicurezza. Qualcosa mancava a quella festa. A quel villaggio. Al mondo. A tutti loro.

    Un’aquila senza nido.










    Matar | Pegasus (III) | Energia: Blu



    Abilità: INTEGRITA' (resistenza str.) / ??? / ???

    Stato: Braccio destro decisamente dolorante, polso lussato, tagli curati.


    Riassunto: "Si vive insieme..."





     
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    In the locust wind comes a rattle and hum
    Jacob wrestled the angel
    And the angel was overcome
    You plant a demon seed
    You raise a flower of fire
    See them burning crosses
    See the flames higher and higher


    La notte prima della tua missione non riesci a dormire. Ti giri e ti rigiri nel letto, animata da una sensazione di profondo disagio. Qualcosa non va, ne sei sicura. Pegaso è accanto a te e la senti quasi vibrare quieta, il muso-elmo girato in una direzione specifica. La direzione dei guai. E' quasi l'alba quando ti alzi e trovi i tuoi genitori già in piedi.
    Probabilmente non hanno dormito neppure loro, ma fanno del loro meglio per sorridere. Tuo padre ti scompiglia i capelli e incontra il tuo pugno con il suo, tua madre ti abbraccia stretta e a lungo, una preghiera mormorata a mezza bocca mentre le sue labbra sono posate sulla tua fronte.

    Al limitare di Rodorio, vicino al centro logistico, noti una figura familiare. E' Semhar, che sai aspirare alla Bronze dell'Ottante. La sua figura alta e statuaria, perfettamente curata anche a quell'ora del mattino, sembrerebbe intimidatoria se non fosse per il sorriso gentile e rasserenante. Ti viene incontro, prendendoti entrambe le mani fra le sue, prima di prendere fuori una mappa e mostrarti l'area che dovrai esplorare: Vardszia, in Georgia. Ci sono notizie della presenza di un Caduto.

    Ti incammini e senti uno sguardo familiare sulla nuca. Sulla collina, sotto l'albero di ulivo, Kyung Mi ti sta guardando partire.

    Avverti la tempesta ancora prima di vederla. Hai la pelle d'oca e l'aria sa di ozono, di terra ribaltata e di violenza sotto nuvole plumbee e cariche di rosso. E' avvenuta una battaglia che ha rovesciato il paesaggio intorno a te, e mentre ti affretti noti immense pozze rosse che impregnano la terra.

    Ai piedi delle rovine dell'antica Vardzia, vedi due cose.

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